Da almeno tre decenni è una delle cantanti più amate dal pubblico Gianna Nannini, che dal 22 Novembre arriva nelle librerie con la sua prima autobiografia intitolata “Cazzi miei“, un titolo sarcastico ed irriverente come al suo solito. Un libro verità, edito da Mondadori, che ripercorre sia la sua vita personale che quella professionale, raccontandosi come non ha mai fatto prima, attraverso particolari inediti ed anche drammatici della sua carriera. Il riferimento è al 1983, anno in cui incide “Fotoromanza”, quando si ritrova all’apice del successo, inghiottita da un qualcosa più grande di lei.
“Il dolore è inevitabile, la sofferenza è facoltativa – scrive la cantautrice riferendosi ad un momento particolare della sua esistenza – La cosa brutta del buio è che è gelido. Perché mi viene un freddo mai sentito. Mi abbraccio con la felpa, scendo e suono alla prima porta che trovo. È primavera, pare, c’è un ciliegio che sembra bianco… è un ciliegio? Non so cosa sia un ciliegio ma sicuramente fa le ciliegie quando i fiori se ne vanno. Forse anch’io sono un ciliegio. Mi arrampico dentro di me per salire su, per vedere il cielo più vicino. Forse non sono nata, sono solo morta e non lo so”.
Ma dopo il buio arriva la luce: “Ho smesso di rinascere e ho fatto una figlia”, riferendosi a Penelope la sua bambina di sei anni, partorita all’età di di 56 anni. Una gravidanza che nel 2010 diventa di dominio pubblico, scatenando un acceso dibattito sull’opportunità di avere o meno figli in età avanzata. “All’improvviso tutti si sono dimenticati della libertà e del diritto che ha ciascuno di noi di fare quello che vuole, quando e con chi vuole” aveva dichiarato all’epoca la Nannini. Una libertà che ha riportato serenità nella vita della rocker, che ha saputo raccontarsi in questo libro mettendosi a nudo, senza aver paura di mostrare le proprie fragilità.