Perdere la vita facendo quello che si è sempre sognato di fare, per cercare di raggiungere un sogno, per lottare per un obiettivo da sempre sognato. Questo è l’insegnamento lasciatoci in eredità da Marco Simoncelli, che oggi vogliamo ricordare nel’anniversario del suo compleanno. Oggi marco avrebbe compito 30 anni.
Nasceva infatti il 20 gennaio 1987 a Cattolica il centauro romagnolo, destinato ad una carriera di grandi trionfi sulle due ruote. Il suo sogno fin da bambino era arrivare a gareggiare e a vincere nella top class, della Moto GP, seguendo le orme del suo idolo indiscusso, quel Valentino Rossi così amato e che spesso lo andava ad osservare quando correva sulle mini moto.Dal talento assoluto, il suo futuro era assicurato, anche dopo alcune vittorie da protagonista tra i ragazzini. Il suo esordio tra i migliori è nel 2002, in 125, con il team Aprilia.
Nel 2004 i primi trionfi in 125, a Brno ed a Jerez. Successi importanti, ma il suo stile di guida molto imprevedibile gli avrebbe portato a qualche caduta di troppo e a non riuscire nell’intento di vincere il titolo. Nel 2006 il suo passaggio alla 250, una classe che gli regalerà tante soddisfazioni.
Infatti è il 2008 che il Sic si laurea Campione del Mondo 250, con una Gilera RSA 250. Nonostante un avvio avaro di soddisfazioni, con due cadute nelle prime gare, Marco riesce a riprendersi ed accumulare successi su successi. La sua prima vittoria è al Mugello, manco a farlo apposta, davanti al pubblico italiano; la prima di 8 trionfi che l’avrebbero portato a laurearsi Campione del Mondo del 2008.
Il trionfo ottenuto vede grandi team della Moto Gp interessarsi a lui, ma anche nel 2009, Sic decide di restare in 250. Dopo un inizio incerto Marco lotta di nuovo per la vittoria del Mondiale, con Aoyama e Bautista. Si arriva ad un duello fantastico fino all’ultima corsa a Valencia, quando però Simoncelli cade e consegna l’iride al giapponese.
Ma il ragazzo ormai è maturo e la top class, il suo sogno, lo attende. E’ il 2010 quando Sic approda in Moto GP, con un team Honda privato, che gli consegna la RC212V Gresini, con compagno di squadra Marco Melandri.
Come esordio Marco se la cava alla grande, sfiorando il podio in più di un’ occasione e chiudendo ottavo in classifica mondiale.
Nel 2011 resta nello stesso team, ritrovandosi stavolta come compagno di box Aoyama, con il quale aveva duellato 2 anni prima per il titolo di 250, poi vinto dal nipponico. Il 2011 è l’anno della svolta, con il Sic che ottiene 3 pole position e arriva quattro volte sul podio, tra cui un grande secondo posto in Australia a settembre. Ormai ci si aspetta solo la vittoria, che potrebbe arrivare nel GP della Malesya.
E’ il 23 ottobre 2011, al secondo giro del GP di Malesya, Marco perde il controllo della sua Honda e nel tentativo di restare in piedi, cade trasversalmente sul tracciato, venendo investito in pieno da Edwards e proprio Valentino Rossi. I traumi riportati alla testa, al torace e al bacino gli saranno mortali. Simoncelli morirà qualche ora dopo in ospedale a Sepang. Aveva solo 24 anni.
La sua morte ha scosso tutti, sportivi e non, ma soprattutto i giovani, che in lui vedevano un idolo da seguire, un lottatore indomito verso traguardi apparentemente impossibili da raggiungere. Un ragazzo dal sorriso spontaneo, solare e semplice, scherzoso e sempre di buon umore, regalava allegria solo a guardarlo, per via anche della sua particolare acconciatura, un riccio sbarazzino e coinvolgente.
A lui è stato dedicato il circuito di Misano Adriatica, “Misano World Circuit Marco Simoncelli”, e sono sorte tante iniziative, come fondazione Marco Simoncelli, nata e voluta dalla sua famiglia, per scopi umanitari e sociali, per continuare a dedicarsi ai bisognosi, cosa che Marco faceva molto spesso. Simoncelli ha davvero rimasto il vuoto, non solo alle persone che lo avevano conosciuto e amato, ma anche a chi l’ha seguito in tv, chi l’ha osannato da dietro uno schermo. Ancora oggi scrivere di lui è gratificante, e lo faccio col sorriso stampato sulle labbra, ricordando la sua semplicità e il suo buon cuore. Amato e rispettato da tutti per la sua spontaneità, il Sic non verrà mai dimenticato.