Marina Abramovic, l’artista performativa di origine serba continua a far parlare di sé con la sua nuova mostra alla London’s Royal Academy of Arts che si terrà nel 2020. A 71 anni, la Abramovic vuole ancora mettersi in gioco e in occasione del suo show lo farà con due performances che la spingeranno ai suoi limiti fisici e mentali.
Marina sta studiando a come utilizzare una tecnica fotografica di fine Ottocento-inizi Novecento chiamata Kirlian dal nome di chi l’ha scoperta: usare l’alta tensione per stampare fotografie. Vuole infatti caricarsi di elettricità per spegnere una candela a circa un metro di distanza senza toccarla.
In cosa consiste la sua nuova performance?
E non solo: ci sarà anche una fontana di vetro con le sembianze della Abramovic a grandezza naturale dalla cui bocca, orecchi, naso e petto uscirà il suo stesso sangue.
Uno show, insomma, all’altezza degli standard dell’artista che nelle sue memorie “Attraversare i muri”, scritte con la collaborazione di James Kaplan, sottolinea il fatto che la sua arte non sarebbe tale se non ci fosse un briciolo di pericolo.
Dalla relazione con Ulay alle performance estreme
L’artista serba è infatti famosa per le sue performances così ardite che la mettono in condizione di sfidare se stessa oltre la paura, il dolore e la prostrazione fisica: basti pensare alla sua opera prima Rhythm 10, 1973, in cui riproduce il gioco del coltello che viene infilzato nello spazio tra le dita, cercando di non colpirle, di una mano aperta a grande velocità.
Il tutto viene ripetuto per ogni tipo di coltello che ha e registrato così da poterlo risentire e replicare gli stessi errori (cioè le volte che colpito le sue dita). Si pensi ancora alla sua storia di dodici anni con l’artista tedesco Ulay, suo compagno e collaboratore in molte delle sue performances, finita allo streguo delle forze di entrambi: affrontare il percorso della Grande Muraglia Cinese, ognuno ad un capo di essa, per incontrarsi a metà strada interrompendo definitivamente la loro storia d’amore.
Una donna, dunque, che non ha paura dei suoi limiti e che anzi tenta di superarli per raggiungere una dimensione spirituale ed emotiva in grado di liberarla dalla finitezza delle cose. Una donna che ha fatto della sua vita un’opera d’arte vivente e una performance continua che dura da circa cinquant’anni.