Jugoslavia: Mladic condannato all’ergastolo per genocidio

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Ratko Mladic, ex comandante dell’esercito serbo-bosniaco, è stato condannato all’ergastolo dal tribunale penale internazionale dell’AJA con l’accusa di genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità durante la guerra di Bosnia (iniziata nel 1992 e terminata con l’accordo di Dayton, firmato il 14 dicembre 1995). L’ex generale fu protagonista di una delle pagini più orribili della storia recente: il genocidio di Srebrenica.

Condannato dai suoi stessi quaderni

Oltre alle testimonianze, ad enfatizzare la colpevolezza di Ratko Mladic ci ha pensato egli stesso: sono stati infatti ritrovati i suoi diciotto quaderni nei quali ha espresso tutti i suoi sentimenti anti-musulmani e contro l’Europa occidentale, rea, a suo modo di vedere, di aver favorito i bosniaci musulmani al fine di ottenere dei vantaggi nei territori medio-orientali.

Il genocidio di Srebrenica

La strage avvenuta tra il 6 ed il 25 luglio 1995 a Srebrenica, nella regione bosniaca denominata Vlasenica, viene tristemente ricordata come una delle più cruente successive al crollo del muro di Berlino. Nella città della Bosnia, ai tempi sotto la tutela delle truppe olandesi delle Nazioni Unite, furono sterminati oltre otto mila bosniaci musulmani da parte dell’esercito guidato proprio da Ratko Mladic (appoggiato dagli ‘Scorpioni’, un gruppo paramilitare).

Quanto accadde durante quelle tre settimane indirizzò l’andamento del conflitto che terminò con l’accordo di Dayton, così chiamato poiché firmato proprio nella città dell’Ohio. Al tavolo delle trattative, durate venti giorni, sederono tutte le nazioni belligeranti ed il diplomatico statunitense Richard Holbrooke fece da mediatore.

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La pace, che venne ufficializzata solamente il 14 dicembre, stabiliva l’intangibilità delle frontiere (uguali ai confini fra le repubbliche federate dell’ex Jugoslavia) e prevedeva la creazione della Federazione Croato-Musulmana e la Repubblica Serba. Fu inoltre permesso ai profughi di guerra di tornare nelle loro nazioni natie e furono privilegiate le cooperazioni proprio tra gli stati che firmarono l’accordo.

In conclusione, vent’anni dopo, giustizia è stata (parzialmente) fatta, anche se restano delle grandi ombre sul comportamento degli stati dell’Europa occidentale.