È morto ieri nella giornata di martedì 21 febbraio, il cantautore romano Enzo Carella, all’età di 65 anni a causa di un arresto cardiaco, dopo aver passato qualche mese in terapia intensiva. Il mondo della musica è in lutto per la scomparsa di uno degli esponenti della canzone d’autore anni ’70, protagonista di un lungo sodalizio con il paroliere Pasquale Panella, ricordato dal pubblico per “Barbara”, brano cult che partecipò e si classificò secondo al Festival di Sanremo nel 1979, alle spalle del vincitore Mino Vergnaghi con “Amare”.
Nato a Roma l’8 gennaio del 1952, Enzo Carella viene scoperto e lanciato da Alfonso Bettini e Vincenzo Micocci, gli stessi produttori di Riccardo Cocciante. Oltre al successo sanremese, realizza altri singoli come: “Fosse vero”, “Malumore”, “Amara”, “Veleno”, “Si rivede ragazza”, “Sfinge” e “Si può”.
Molto apprezzato da Lucio Battisti e dagli addetti ai lavori, il suo successo con gli anni non riuscì a replicarsi e l’artista continuò a realizzare produzioni minori, come gli album: “Carella de Carellis” del 1992, “Se non cantassi sarei nessuno” del 1995, “Enzo Carella” del 2004 e “Ahoh ye nànà” del 2007.
“Quella di Sanremo è stata per me un’esperienza indimenticabile – ha raccontato a proposito del suo voluto declino qualche anno fa – la mia ‘Barbara’ ebbe un discreto successo, infatti, piace ancora oggi, anzi, piace più oggi che allora. Sono molto orgoglioso di questo. Dopo il Festival si passa a in una dimensione del tutto nuova, perché inizi a vendere i dischi e, di conseguenza, senti sulle spalle la responsabilità di un’industria che investe su di te, che ha certe aspettative e che per questi motivi ti mette addosso una grossa pressione. Un clima per nulla adatto a me: ho sempre suonato in tutta tranquillità per il gusto di suonare, per passione e per amore della musica. Così capii di sentirmi a disagio in quella situazione e perciò ho cominciato a distaccandomi subito dopo. La musica di oggi è per me inascoltabile”.