Chi attribuisce la crisi discografica allo scarso quantitativo di talenti nel panorama musicale italiano, molto probabilmente non ha mai sentito parlare di Cleò: un artista che può aprire nuove finestre di mercato, soprattutto per la fascia di pubblico oggi poco rappresentata, quella che va dai trenta ai sessant’anni.
In attesa del primo singolo ufficiale, probabilmente in uscita entro l’autunno, è possibile ascoltare la sua incredibile estensione vocale mediante il suo canale YouTube, dove sono presenti alcune riletture di brani intensi come: “Brava” di Mina, “Il dicembre degli aranci” di Pino Mango e Laura Valente (seconda grande voce dei Matia Bazar, fortemente voluta nel gruppo dal compianto batterista Giancarlo Golzi), “Il passo silenzioso della neve” di Valentina Giovagnini e la toccante “Ave Maria” di Fabrizio De Andrè. Chiamarle cover sarebbe come sminuire il suo innato talento, la sua sensibilità artistica. In molti ricantano brani del passato, a pochi riesce l’impresa di farli rivivere di luce nuova. Cleò è l’eleganza che risponde all’omologazione, un’estensione vocale sopra la media, la ricerca di emozioni nuove recuperando le nostre radici tradizionali italiane. Sarebbe interessante sentir duettare questo artista con voci del calibro di Anna Oxa ed Antonella Ruggero, dotate anch’esse di estrema sensibilità e di anima. La scelta di non apparire in pubblico, può rappresentare per Cleò la vera carta vincente, un’inversione di rotta in controtendenza con l’attuale offerta discografica, sempre più stereotipata e meno introspettiva. Se tutti i grandi cantautori e gli artisti di classe fossero nati oggi, molto probabilmente non avrebbero lo spazio necessario per essere capiti ed apprezzati: in quest’epoca usa e getta, dove un artista non ha la possibilità di essere ascoltato con attenzione.
Oggi, forse, ci vuole davvero coraggio per scommettere su chi punta tutto sulla propria ben definita personalità artistica e non sull’immagine, ma la storia ci insegna che i più grandi talenti del nostro Paese sono stati partoriti in epoche ben diverse da quella odierna, che non è più in grado di apprezzare una voce pura, la classe senza optional di chi trasforma la sua passione in arte. Chi tra i presidenti delle multinazionali: Marco Alboni (Warner Music), Andrea Rosi (Sony Music) ed Alessandro Massara (Universal Music) riuscirà ad aggiudicarsi la sua voce? Senza dimenticare anche i maggiori rappresentanti del mercato indipendente, come Dario Giovannini (Carosello) e Dino Stewart (BMG). Forse, per capire un talento del genere, ci vorrebbe Caterina Caselli (Sugar Music), che in passato ha sempre avuto il coraggio di scommettere sul diverso, senza tralasciare la sostanza. Alcuni critici musicali, in rete, hanno riscontrato in Cleò il garbo delicato che fece la differenza, dieci anni fa, in un allora nascente Malika Ayane, altra artista con cui, a nostra detta, potrebbe duettare con risultati sorprendenti. Sarà il tempo a darci ragione per quanto riguarda Cleò: un artista che strizza l’occhio al passato con l’altro rivolto verso il futuro. Ascoltare per credere.