Sin dalla notte dei tempi luci e ombre caratterizzano la cannabis, su cui si sono abbattuti pensieri fuorvianti e divieti legislativi. Per sfatare miti nefasti e tabù, chiariamo subito cosa sia la cannabis. Conosciuta come capana, la cannabis è una pianta che viene coltivata da secoli e dalla quale è possibile ricavare fibre tessili, carta, olio o addirittura mangime e altri prodotti commestibili per il bestiame.
Dal canto suo, la canapa contiene un principio attivo, il tetraidrocannabinolo, e diverse proprietà:
- antidolorifiche (a scopo terapeutico);
- psicoattive.
Tuttavia sono contraddittorie le norme legislative che cercano di disciplinare questa materia. Una legge del 2016 ha cercato nel modo migliore possibile di regolamentare la coltivazione della canapa: trattandosi di pianta dalla cui lavorazione è possibile ricavare numerosi articoli tranquillamente commerciabili, il legislatore ha pensato di innalzare il limite di thc (il citato tetraidrocannabinolo) presente nella canapa coltivabile.
Questo provvedimento ha però creato un effetto domino culminato con l’aumento dei negozi di cannabis legale, contro cui Matteo Salvini lotta annunciando una chiusura a tappeto.
Questo provvedimento ha avuto un’altra conseguenza imprevista: quella di aumentare i grow shop, cioè i negozi di cannabis legali.
Cos’è la cannabis legale
Come ribadito precedentemente, la capana è una pianta dalle numerose proprietà, peraltro terapeutico. Secondo l’ordinamento giuridico, la coltivazione della capana è possibile utilizzando esclusivamente sementi registrate nell’Unione europea, che abbiano un contenuto massimo di thc pari allo 0,6%. Una piccola precisazione è d’obbligo a tal proposito: infatti la percentuale di thc nelle piante può variare tra lo 0,2 e lo 0,6, purché non si superino i limiti definiti.
Nel caso in cui si sfori la percentuale, si procede mediante il sequestro o la distruzione della coltivazione, con esclusione della responsabilità dell’agricoltore.
Quando i negozi di cannabis sono legali
I negozi di cannabis sono legali quando mettono in commercio prodotti ricavati da una rispettosa coltivazione della canapa. Aprire uno store del genere vuol dire offrire al pubblico una serie di beni di vario tipo per soddisfare diverse esigenze.
Purtuttavia vige un divieto relativo alla combustione della canapa: anche se si tratta di prodotti aventi un ridottissimo livello di thc, non è assolutamente possibile fare un uso del prodotto diverso da quello per il quale è stato concepito.
Da un punto di vista legale, un grow shop può vendere la canapa e i suoi derivati solamente se rispetta le indicazioni sopra citate.
Cosa vendono?
I negozi di cannabis possono commerciare esclusivamente prodotti derivanti dalla coltivazione legale della canapa (quindi, con thc inferiore allo 0,6 per cento), ovverosia: profumi, cosmetici, oli, oggetti meramente ornamentali, creme e perfino le infiorescenze (da esse si trae la marijuana).
È dunque illegale utilizzare questi beni per essere assunti come sostanze stupefacenti. De facto, se entri in un negozio di cannabis legale, su ogni prodotto troverai un’etichetta che specifica che l’oggetto non è destinato alla combustione. Quindi, se acquisti un articolo a base di canapa legale e decidi di fumarlo e di guidare, probabilmente incorrerai in qualche reato penale.