Una giornata in trincea questo 31marzo 2017 sul fronte pensioni. Le ultime notizie infatti partono dai dati diffusi ieri dall’Inps e relativi al monte pensionistico in Italia con tante diseguaglianze, ma poi continua con una Riforma che non vuole assolutamente decollare: i decreti attuativi per ora restano nei pensieri di chi li deve scrivere più che sulla carta, mentre la Cgil attraverso la Fillea fa sentire forte il suo dissenso.
ASSEGNI PENSIONISTICI: I DATI DELL’INPS
Sono dati che fanno pensare quelli che ieri ha diffuso l’Inps riguardo le pensioni. In particolare l’istituto previdenziale ha preso in considerazione le 18 milioni di prestazione che eroga mensilmente e ne è venuto fuori che il 63,1% di questi assegni è sotto la soglia delle 750 euro. Tra questi nel 26% dei casi l’assegno non supera neanche le 500 euro al mese. Inoltre non terminano qui i numeri che fanno riflettere e indignare gli italiani perché esiste ancora una forte sproporzione tra uomini e donne: tra queste la percentuale di assegni sotto 750 euro sale al 76,5%. Ma il dato che indigna profondamente sono quelle 207mila pensioni che superano i 3.500 euro mensili e che rappresentano l’1,2% delle prestazioni totali che vengono erogate dall’Inps. Di tutte le pensioni versate 14 milioni sono di natura previdenziale nel senso che sono state raggiunte attraverso il versamento dei contributi e quindi si tratta di quelle di vecchiaia, invalidità e superstiti, le altre rientrano in quelle di invalidi civili che sono anche comprensive di indennità di accompagnamento.
RIFORMA PENSIONI: A CHE PUNTO SIAMO CON I DECRETI ATTUATIVI?
Uno dei temi che tiene maggiore banco però resta sempre quello della Riforma pensioni, oggi è l’ultimo giorno entro cui andavano presentati i decreti attuativi ma andiamo a scoprire a che punto siamo. Purtroppo non ci sono buone nuove in vista tanto che slittano ancora i tempi di adozione definitiva dei decreti per l’assegno pensionistico e per i lavoratori precoci. Infatti nel Consiglio dei Ministri che si è svolto ieri non c’era traccia dell’approvazione dei decreti e quindi i tempi slittano. Cosa porta a questo ulteriore ritardo? Innanzitutto il problema da risolvere in merito ai lavori gravosi: il Governo voleva che si facesse riferimento al settore dell’azienda, mentre i sindacati hanno insistito perché il riferimento fosse la mansione del lavoratore in maniera da allargare la platea. Inoltre un altro scoglio da superare è nella determinazione dei 6 anni di continuità per i lavori gravosi: la franchigia dei 12 mesi non è stata ancora approvata. Inoltre resta anche il problema, ma forse questo ormai in via di risoluzione, dei lavoratori disoccupati per scadenza di contratto a termine che restano fuori dall’anticipo pensionistico ma che potrebbero chiedere l’anticipo di mercato con decurtazione ventennale sulla pensione.
RIFORMA PENSIONI: LA CRITICA DELLA CGIL SULL’APE SOCIALE
Naturalmente se si accumulano ritardi i sindacati vanno sul piede di guerra e la più critica in tal senso è proprio la Cgil che è intervenuta con il responsabile della Fillea Alessandro Genovesi che ha detto in merito all’Ape Sociale: “A fronte di almeno 23mila operai edili con più di 63 anni che stanno sulle impalcature, esposti più di altri a infortuni gravi e spesso mortali, potranno accedere teoricamente meno di 500 operai. E dico teoricamente, perché i potenziali beneficiari sono quasi tutti operai di imprese strutturate che, facendo ora i capi cantiere, coordinando magari lavori esteri, grazie anche alle buone relazioni sindacali, sono già scesi dalle impalcature. Invece alle migliaia di operai di aziende piccole, di 2-3 dipendenti, alle migliaia di operai che cambiano spesso datore di lavoro (cioè quasi tutti, come sa chi conosce il settore dell’edilizia), il governo sulla carta riconosce che sono lavoratori impegnati in attività gravose e pericolose, ma nella pratica li lascia fino a 70 anni sulle impalcature o a trasportare carichi pesanti o a stare 8 ore con il martello pneumatico nelle mani. Non so come si possa definire una cosa simile, a me viene in mente solo una parola: truffa”.