Perchè l’ex presidente Lula è stato liberato e di cosa è accusato

Lula da Silva è stato scarcerato oggi: ecco perchè e come potrebbe cambiare la sua storia giudiziaria dopo l’ultimo grado di appello

La storia giudiziaria dell’ex presidente Lula da Silva è sicuramente lunga e in una certa misura controversa. Poche ore fa l’ex presidente è stato rilasciato (temporaneamente) dal carcere grazie ad una nuova interpretazione di una legge da parte dalla Corte Costituzionale: secondo i maggiori giudici brasiliani non è consono alla costituzione incarcerare un condannato in attesa dell’ultimo grado di giudizio.

Grazie quindi a questa norma il 74enne ex presidente è stato scarcerato dopo una pena detentiva di 18 mesi. Ad accoglierlo all’uscita molti dei suoi sostenitori che non si sono arresi al suo ritorno in politica neanche dopo la condanna per corruzione in due processi.

In Brasile e all’estero, infatti, serpeggia ancora il dubbio sulla legittimità ed imparzialità dei processi in cui Lula è stato coinvolto: l’interdizione scaturita dalla sentenza gli avrebbe impedito di partecipare alle elezioni presidenziali del 2018, le stesse che hanno decretato Jair Bolsonaro vincitore. Vediamo però per cosa è stato condannato l’ex presidente.

Processo Lula: perchè è stato condannato

Nel 2017 il politico è stato condannato in primo grado a nove anni e mezzo di prigione per corruzione: secondo i magistrati l’ex presidente avrebbe ricevuto circa 1 milione di euro in tangenti dall’azienda OAS, coinvolta nello scandalo Petrobras.

La tangente non sarebbe stata pagata in denaro ma in favori: l’azienda avrebbe ristrutturato un immobile di sua proprietà, ma di fatto – secondo i giudici – occupata da Lula. Il processo rientra nella cosiddetta “operazione autolavaggio”, ovvero la più grande tangentopoli brasiliana dell’era moderna. Tuttavia il politico ed i suoi legali attendono ancora il ricordo, la cui data per l’udienza sarà fissata a breve.

Ombre sul processo: l’inchiesta internazionale

Il giornalista statunitense Glenn Greenwald, tramite il sito di news The Intercept da lui fondato, pubblicò una lunga inchiesta corredata di prove sul fatto che la condanna a Lula sia stata più che altro politica ed architettata per impedirgli la partecipazione alle elezioni del 2018.

Greenwald avrebbe ricevuto da fonti anonime diverso materiale che accuserebbe il giudice Sergio Moro di aver compiuto diversi abusi di potere per portare a processo Lula. Tra i documenti portati da The Intercept, verificati da diverse autorevoli testate brasiliane, anche screenshot di chat Telegram tra magistrati.

Nonostante tutti Greenwald ha detto anche di fronte al Congresso Brasiliano di non conoscere la persona che gli girò tutto il materiale sul processo. Le polemiche non si sono placate anche perchè Sergio Moro è attualmente Ministro della Giustizia del governo Bolsonaro.

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Le reazioni alla scarcerazione di Lula

Non solo commenti entusiastici dei supporters, non tutto l’arco politico brasiliano ha accolto con favore la notizia. In particolare, il suo oppositore Bolsonaro ha dichiarato, senza mai nominare esplicitamente il suo nome:

Non diamo munizioni alla canaglia, momentaneamente libera ma colpevole. Amanti della libertà e del bene, siamo la maggioranza. Non possiamo commettere errori

Anche il figlio di Bolsonaro non ha commentato in termini idilliaci la scarcerazione, l’esponente del PSL ha dichiarato: “Liberano i banditi e disarmano i cittadini, poveri brasiliani”.

Adesso è quindi atteso l’esito dell’ultimo ricorso del presidente, ultima possibilità di venire prosciolto.

Scritto da Matteo Squillante

Napoletano di nascita, attualmente vivo a Roma. Giornalista pubblicista, mi definisco idealista e sognatore studente di Storia presso l'Università di Roma Tor Vergata. Osservatore silenzioso e spesso pedante della società attuale. Scrivo di ciò che mi interessa: principalmente politica, cinema e temi sociali.