Assume contorni sempre più definiti l’inchiesta, avviata dalla Procura di Perugia, sulla corruzione che ha intaccato la magistratura. È stata perquisita l’abitazione del magistrato Luca Palamara, ex componente del Consiglio superiore della magistratura indagato per corruzione. Inoltrato anche un avviso a comparire per il consigliere del Csm Luigi Spina e per il pubblico ministero Stefano Fava, entrambi indagati per rivelazione di segreto e favoreggiamento.
Situazioni che alimentano già l’incandescente clima politico-consiliare dal momento che, stando agli atti dell’inchiesta perugina, figurerebbe tra gli indagati anche un pm di Roma, il quale avrebbe contribuito alla fabbricazione di dossier contro il procuratore Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Paolo Ielo.
Sulla vicenda è intervenuto Pasquale Grasso, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati:
Si susseguono notizie relative a indagini nei confronti di magistrati, anche ex componenti del Csm. Trattandosi di procedimento in corso, non intendo commentare se non per rimarcare il fatto che la magistratura adempie costantemente al proprio ruolo istituzionale e costituzionale nei confronti di qualsiasi soggetto. Ivi compresi gli stessi magistrati”.
E sulla possibile correlazione tra l’inchiesta di Roma e quella di Perugia, il presidente dell’Anm ha dichiarato:
Non ravviso alcun elemento di correlazione (con le indagini in corso a Perugia), salvo emersione di diversi elementi che allo stato non mi pare superino il livello della mera illazione. (…) Il procedimento che condurrà alla nomina è in corso nella sede costituzionalmente prevista, e nel rispetto delle norme di legge. Ogni altro commento mi parrebbe un ulteriore indebito tentativo di interferenza sull’attività del Consiglio”.
La vicenda
Luca Palamara è stato presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Gli viene contestata l’amicizia con l’imprenditore Fabrizio Centofanti, arrestato nel febbraio 2018 insieme agli avvocati siciliani Pietro Amara e Giuseppe Calafiore in un’indagine congiunta fra le Procure di Roma e Messina. Amicizia che ha destato perplessità. La Guardia di Finanza ha pertanto verificato dettagli importanti come viaggi, regali e rapporti proseguiti anche dopo una perquisizione subita dall’imprenditore nel 2017.
Dall’inchiesta è emersa altresì la fitta agenda di appuntamenti di Palamara con politici e magistrati: gli incontri sarebbero serviti per promuovere alla guida della Procura romana l’attuale procuratore generale di Firenze Marcello Viola, aderente a Magistratura indipendente, e indicato una settimana fa dalla commissione incarichi direttivi.
Oltremodo Palamara, rimasto leader della corrente centrista di Unità per la costituzione, avrebbe dovuto far confluire sullo stesso anche i voti del proprio gruppo, sancendone de facto la vittoria finale al plenum, in cambio dell’appoggio di Mi per la sua nomina a procuratore aggiunto a Roma. Proprio in questo contesto s’inseriscono le azioni di screditamento nei confronti di Pignatone e Ielo.