Il 27 e 28 Aprile 2018, a Taranto, avrà luogo una conferenza riassumibile in una formula speranzosa e accogliente: Salute materna e infantile e Pace. È un disegno che ha un impatto forte e propositivo, questo, con un andare di linee guida tracciate intorno alla figura della madre e del bambino migrante, e alla loro tutela. Si tratta della Presidential Peacebuilding Conference 2018, organizzata da Rotary International, che attraversa sei Paesi e comprende l’Europa: ha toccato Vancouver, Beirut, Coventry e Sidney, e si nutre dei contributi di scienziati, governanti, leader delle comunità e giovani di tutto il mondo.
I punti essenziali dell’iniziativa
Vi sono alcuni dati alla base di questa iniziativa, che tolgono il respiro e ci restituiscono più o meno intatti alla nostra impotenza: basti pensare al grande numero di persone che fuggono dalle loro origini in cerca di condizioni di vita migliori.
Numeri che non fanno testo, a volte; che a fronte di una campagna sempre più diffusa di odio e insofferenza, scivolano in secondo piano, se non in ultimo: contano oltre 60 milioni di migranti, e arrivano fino al 90% dei decessi, avvenuti per l’esercizio disumano e folle della guerra: la metà di questi, sono bambini.
La conferenza di Taranto ha obiettivi il più possibili educativi, di assistenza ai profughi, ai migranti, e ai minori giunti su un suolo straniero, non accompagnati da figure genitoriali. Non si immagina con quale animo, con quale immensa paura.
Gli obiettivi della conferenza di Taranto
Non si può indovinare quali saranno le loro priorità: se la fame da mettere a tacere, il sonno, il freddo da dimenticare in un cantuccio al caldo; l’abbraccio di una madre, il gioco da restituire agli anni piccoli che portano sulle spalle. Non si sa cosa verrà prima e perché: alcune realtà dimenticano la logica, le ipotesi, vivono di concretezza, di tatto, di domanda e risposta, e di accoglienza.
Quest’ultima non è solo teorica, non è quella che muore sulla bocca degli indifferenti. È proprio umana, viva, palese e tenera, partecipe e professionale, in alcuni contesti. Si può soltanto immaginare quanto sia difficile e delicato il compito di chi si accinge a lavorare, alleviare, curare ferite anche metaforiche, così lente da sanare.
Si comincia così, a piccoli passi: da una conferenza, un incontro, da un’insistenza dolce e ripetuta che non potrà mai cancellare quanto è stato, ma darà almeno un attimo di tregua, un pizzico di fiducia da rinnovare e coltivare.
Nell’attesa che il mondo prenda ad essere meno carnivoro, sfruttato, svilito, e con l’utopia ben piantata in testa: perché si sa che non sarà facile. Ma non è mai cosa utile, restare inermi e non tentare neppure un ricambio di pensiero, una riflessione osata a pieni polmoni, e a mente aperta, spalancata.
Per poi tornare ai più piccoli, come al tesoro più grande. Perché come diceva Janusz Korczak, medico e pedagogista:
È faticoso frequentare i bambini, perché bisogna innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli.