Salvini non sosterrà il processo per il caso Open Arms, lo ha deliberato oggi la Giunta apposita del Senato che ha respinto la richiesta dei magistrati con 13 favorevoli e 7 contrari. Il tribunale dei ministri di Palermo, infatti, ha accusato il senatore ed ex Ministro dell’Interno di sequestro di persona in merito alla vicenda della nave Open Arms risalente ad agosto 2019. Il leader della Lega, secondo i magistrati, avrebbe trattenuto illegalmente i 150 migranti sulla nave della ONG spagnola.
Tuttavia, nonostante nel frattempo la maggioranza politica abbia cambiato di segno, l’autorizzazione a procedere è stata negata a causa di forti spaccature nella maggioranza. Clamorosa, in un certo senso, anche l’assenza dei parlamentari di Italia Viva: Giuseppe Cucca, Francesco Bonifazi e Nadia Ginetti decidono di non prendere parte al voto.
Si spacca però anche il Movimento 5 Stelle, da tempo schierato su posizioni legalitarie: Alessandra Riccardi, iscritta al Movimento, ha votato a favore del respingimento, mentre Dino Giarrusso, ex 5S e ora indipendente si è allineato con il centrodestra. La maggioranza, già in bilico, non è quindi riuscita ad esprimersi compattamente.
D’altra parte, invece, i 7 parlamentari che chiedevano il processo erano Anna Rossomando del PD, Pietro Grasso di Leu, Gregorio De Falco del Misto (ex 5S) e quattro senatori del M5S.
La contestazione di Italia Viva
Il gruppo facente capo a Matteo Renzi ha contestato principalmente la poca serietà dell’istruttoria, ritenendo Matteo Salvini come uno dei tanti colpevoli della faccenda e non il solo. Dice il capogruppo di IV Bonifazi:
Italia Viva ha deciso di non partecipare al voto sulla vicenda Open Arms: ci rimettiamo dunque all’aula. Non c’è stata a nostro parere un’istruttoria seria, così come avevamo richiesto sia in questo caso che nella precedente vicenda Gregoretti: era necessario ricevere indicazioni sui rischi reali di terrorismo e sullo stato di salute riguardo alle imbarcazioni bloccate in mare dall’ex ministro dell’Interno, che non sono arrivate
Così conclude:
Dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex Ministro dell’Interno dei fatti contestati
Adesso sarà l’aula del Senato a discutere della questione durante il mese di Giugno, ma per ora la maggioranza sembra più spaccata di quanto sembri.