Riforma Pensioni 2017: Oggi incontro Governo-Sindacati su Ape e Precoci

La tanto attesa data è finalmente arrivata oggi si svolge l’incontro tra Governo e Sindacati sul tema riforma pensioni e in particolare al tavolo delle trattative arriva l’Ape e la situazione dei lavoratori precoci.

Questa mattina i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil si siederanno allo stesso tavolo con il ministro Poletti per discutere i testi da inserire entro il prossimo 2 marzo nei decreti attuativi. Sul tavolo in particolare ci sono due questioni che hanno sollevato non poche critiche e polemiche in questi giorni che hanno preceduto l’incontro: l’Ape e i lavoratori precoci.

APE E FORME DI PENSIONAMENTO ANTICIPATO

Diviene fondamentale a questo punto, in attesa dei riscontri provenienti dal tavolo di lavoro di oggi andare a spiegare cosa voglia significare Ape che è la principale riforma prevista nel pacchetto pensioni in merito all’anticipo dall’uscita dal lavoro. Dal prossimo 1 maggio i lavoratori con almeno 20 anni di contributi versati potranno andare in pensione a 63 anni: si tratta di un prestito che viene concesso e che andrà restituito a rate fino a quando non si è raggiunti l’età della pensione di vecchiaia. Le forme di Ape sono tre e si tratta oltre di quella volontaria di quella sociale e aziendale.

APE AZIENDALE, COSA E’ E L’AZIENDA QUANTO PAGA

Il tema in discussione oggi sul tavolo riguarda in particolar modo questa forma di Ape che viene definita aziendale perché non sarà il lavoratore il pagare le famose rate fino all’arrivo dell’età di vecchiaia, bensì l’azienda che verserà all’Inps e alle banche quanto dovuto. L’azienda infatti sfrutta questa possibilità quanto c’è l’esubero di un lavoratore per crisi o per ristrutturazione aziendale. La cifra da dover versare non è stata stabilita, ma non potrà essere frutto di libero accordo tra le parti e quindi andrà inserita dopo la trattazione di oggi in un apposito decreto attuativo.

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RIFORMA PENSIONI, LAVORATORI PRECOCI E QUOTA 41

Un altro tema scottante di cui si discuterà oggi al tavolo Governo-Sindacati in merito alla Riforma Pensioni è quello relativo ai lavoratori precoci che potrebbero uscire dal lavoro una volta raggiunti i 41 anni di contribuzione versata. Quello che tiene sulle spine e che potrà portare a un chiarimento sullo scontro è l’anno di contribuzione che questi lavoratori devono aver versato prima del compimento del diciannovesimo anno di età altrimenti la legge non fa rientrare la loro prestazione in quella usurante e gravosa. Inoltre sono da chiarire anche il cumulo dei periodi assicurativi e le mansioni usuranti.