Potrebbe sembrare macabro o inumano, ma il progetto di un’intelligenza artificiale, capace di prevedere con largo anticipo un qualcosa di così tanto delicato come la morte, potrebbe risultare estremamente utile al fine della somministrazione delle cure ad un paziente e soprattutto per aiutare le “end of life conversations” – conversazioni di fine vita- in modo da conoscere l’esatto volere del paziente e consentirgli di scegliere di sua spontanea volontà come, dove e in che modo preferisce passare a miglior vita.
Il PROGETTO
Spesso le stime troppo rosee intorno alla vita di qualche paziente hanno rimandato, di molto tempo, le conversazioni di fine vita, tanto da non potergli concedere la possibilità di disporre le ultime volontà. Uno sfortunato errore di valutazione di questo tipo potrebbe portare ad una serie di indesiderate, costose e aggressive serie di cure, somministrate ad un individuo incapace di intendere e volere.
Il progetto è basato sullo sviluppo di un’ intelligenza artificiale, capace di dare valutazioni analizzando un’enorme quantità di dati; infatti, i ricercatori hanno testato la macchina facendole valutare una serie di dati, ottenuti dalla cartella clinica elettronica (in inglese EHR) di oltre un milione di pazienti, sia adulti che bambini, che sono stati curati presso l’Ospedale Lucile Packard. I risultati del test possono essere definiti formidabili, poiché la macchina si è mostrata in grado di prevedere con un’esattezza accurata la morte, avvenuta in un lasso di tempo tra i tre e i dodici mesi, di un determinato paziente con una percentuale esatta nel 90% dei casi.
OPINIONI SUL PROGETTO
Il progetto nato come un’idea per poter permettere ai medici di intervenire con un largo anticipo e in maniera tempestiva sull’ammalato, in modo da fornire le adeguate cure ad un paziente, le cui condizioni sono peggiori di quanto ci si aspettava e che sono andate peggiorando improvvisamente.
Il team che lavora su questo progetto è fermamente convinto dell’utilità dell’uso di un’intelligenza artificiale di tale tipologia negli ospedali, in quanto essa è capace, probabilmente potrà esserlo ancor di più, di fornire una valutazione chiara e certa sulle reali condizioni di un dato paziente.
Il dottor Kenneth Jung, scienziato ricercatore dell’Università di Stanford, sostiene che l’affidare la valutazione delle condizioni di un paziente ad un’intelligenza artificiale è pura follia, ma il poter affiancare una serie di dati, offerti da una macchina del genere al sapiente giudizio di un team di medici oltre che essere una scelta eticamente corretta è anche la più saggia per la salute del paziente stesso.