Sanremo 2017, Stefano Maiuolo: “Con te di Sergio Sylvestre è magia”

E’ tra i papabili vincitori di questa 67esima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo, il brano “Con te” cantato da Sergio Sylvestre, al suo debutto sul palco del Teatro Ariston. Abbiamo incontrato per voi uno degli autori Stefano Maiuolo, che ha composto il pezzo assieme a Giorgia ed allo stesso interprete. Conosciamolo meglio.

Ciao Stefano, hai composto il brano di Sergio, come stai vivendo questa esperienza senza l’esposizione mediatica che ha un concorrente ma con la consapevolezza di chi sta dietro le quinte e si gode, forse al meglio, questa avventura sanremese?
“E’ un’esperienza magica, Sanremo è il palco più importante d’Italia, è la storia della musica italiana. E’ una gran bella emozione essere qui come autore per un artista che stimo, chi scrive una canzone vive comunque la tensione della gara così come l’interprete. Quest’esperienza mi insegna a comprendere tutto ciò che c’è dietro in maniera diversa, quando e se un giorno avrò anch’io la possibilità di partecipare, avrò la percezione di capire meglio tutto quello che succede e che a volte l’artista non può vivere, perché ha solo il tempo di realizzare di doversi esibire la sera”.

Com’è nata “Con te”? L’idea di Sanremo è arrivata durante o dopo la composizione?
“E’ nata a Los Angeles da un incontro si può dire casuale, anche se non credo al fato, da una sorta di session casalinga in cui si è scritto pensando di fare un qualcosa di bello costruito addosso a Sergio. Credo che questa sia stata la carta vincente, perché non si tratta di una collaborazione virtuale, ma un qualcosa di scaturito da un incontro reale, ricamando questo vestito sulla sua personalità vocale. ‘Con te’ è una ballad soul e sicuramente al suo interno c’è il vissuto di Sergio, questa è la cosa che mi da maggior soddisfazione. Nessuno dei due avrebbe mai pensato a Sanremo, abbiamo scritto per il piacere di farlo e ci siamo innamorati di quello che stavamo creando. Io credo che non bisogna mai destinare ciò che si scrive, è come se si facesse un figlio pensando che da grande debba fare l’avvocato, le canzoni sono come dei figli che prendono il loro corso”.

Nel terzetto degli autori figura anche la prestigiosa presenza di Giorgia. Com’è nata questa collaborazione?
“E’ stato un onore collaborare con Giorgia, per me è la regina della musica italiana. E’ stato bellissimo conoscerla, è dolcissima, io sono un suo fan da sempre. E’ stata partecipe sin dall’inizio, per me è una sorpresa vedere come un’artista così grande riesce ad essere vicino ad un interprete così giovane ed un autore così giovane. Il brano è nato in inglese e lei ha scritto il testo in italiano, lasciandosi andare alla melodia che avevamo composto. La musica è soggettiva, per ognuno è diversa, lei è riuscita a cogliere dalla musica un altro punto di vista che ha rispettato in pieno la melodia. L’inglese rispetto all’italiano ha dei suoni diversi, che possono più o meno emozionare in maniera differente rispetto alle altre lingue. Il valore aggiunto di questo pezzo è Sergio, che il soul ce l’ha dentro l’anima, perché è nato così ed è nella sua cultura. Per quanto un italiano possa provare a fare del gospel o del soul, può anche riuscirci, ma se ce l’hai nel sangue e nella pelle è diverso. Lui ha una voce pazzesca, una presenza scenica capace di trasmettere forti emozioni, ha la capacità di esprimere con il viso ciò che sta cantando. In questi anni, nel nostro Paese ha acquisito questa prerogativa tutta italiana”.

Da qualche anno vivi negli Stati Uniti, a Los Angeles, cosa ti ha spinto a trasferirti lì? Ti senti una “voce in fuga”?
“L’Italia è un bellissimo Paese, ma qui ci sono diverse difficoltà legate se vogliamo a delle sciocchezze, ma la vita è imprevedibile e bisogna viverla al cento per cento, senza precludersi nulla. Così ho deciso di fare le valige e trasferirmi lì, per non rischiare di perdermi delle possibilità che fino ad ora ho avuto solo negli Stati Uniti. La mia fortuna è stata anche incontrare Sergio a Los Angeles, non in Italia. Sono molto contento di quello che sto facendo lì, sto lavorando con produttori internazionali e scrivendo per diversi artisti importanti. L’Italia è il mio Paese, non c’è emozione più bella che comunicare con la propria lingua. Quando scrivo il concetto parte sempre in italiano, poi lo sviluppo contestualmente anche in inglese e in spagnolo, perché voglio aprirmi il più possibile a chiunque”.

In passato ti sei presentato tre volte a Sanremo tra le Nuove Proposte, dopo l’esperienza come concorrente di “Amici”, qualche rammarico?
“Alcune canzoni che ho presentato al Festival erano soltanto delle provocazioni, negli anni sono cresciuto e non ho mai avuto la possibilità di far vedere questa crescita attraverso il mio repertorio, comunicando ciò che avevo dentro mediante i miei brani, perché ad “Amici” non scrivevo. La cosa che più mi è dispiaciuta è proprio non aver avuto la possibilità di dire con la mia voce ciò che scaturiva dalla mia testa. Sono felice di essere qui quest’anno in veste di autore, entrando direttamente dalla porta principale”.

Cosa ti aspetti alla vigilia dell’ultima serata?
“Innanzitutto vorrei che Sergio si rilassasse, perché per lui è davvero difficile vivere questa situazione. E’ americano, arriva nel nostro Paese, vince il talent show più popolare, viene ammesso a Sanremo, canta in una lingua non sua e calca il palcoscenico più importante d’Italia, è un carico di responsabilità non indifferente, in più è esposto ad una serie di giudizi. Però, già nella serata di ieri, l’ho visto molto più rilassato. Soprattutto dopo la cover de ‘La pelle nera’ eseguita giovedì con i Soul System, che c’ha fatto apprezzare una suo lato diverso, che con l’inedito non viene fuori. Il mio desiderio più grande è che lui si diverta in quest’ultima performance qui a Sanremo. In questi giorni sto leggendo tanti riscontri positivi da parte del pubblico, ora mi auguro che anche le radio svolgano il loro compito, perché purtroppo in Italia non è sempre ciò che piace che viene proposto, molto spesso ciò che ascoltiamo ci viene imposto”. 

Per concludere, in quale Paese immagini il tuo futuro e che consiglio daresti ai giovani talenti italiani?
“La mia terra di origine è questa, in particolare la Calabria e ne sono molto orgoglioso perché è anche la patria di Mia Martini, che è la mia artista preferita. Gli Stati Uniti mi hanno ospitato ed accolto a braccia aperte, la gente è fantastica con me e quella è diventata la mia seconda casa. La mia anima è qui ma la mia evoluzione è oltreoceano. Per quanto riguarda il futuro dei giovani, dipende tutto dai politici e dalla cultura che è stata messa per troppo tempo in secondo piano. Se l’arte fosse per loro d’ispirazione, riuscirebbero a capire che senza la bellezza non si va da nessuna parte, per iniziare di nuovo a sognare e ripartire. L’Italia è uno dei paesi più belli, con le risorse più grandi al mondo. Gli americani hanno preso quel che di bello abbiamo fatto trasformandolo in un capolavoro, noi che il bello ce l’abbiamo non riusciamo a sfruttarlo al cento per cento”.

 

Scritto da Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica e spettatore interessato di tutto ciò che è intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.