Massimo Carminati torna in libertà dopo oltre 5 anni e 7 mesi di carcere. Di fatto, il Tribunale del Riesame ha accolto l’istanza di scarcerazione, presentata dalla difesa, per scadenza dei termini di custodia cautelare con il meccanismo della contestazione a catena. Carminati è al centro dell’inchiesta su Mafia Capitale. Intanto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha inviato gli ispettori per chiarire la vicenda.
Scarcerazione Carminati: i motivi della Cassazione
La Corte di Cassazione ridimensiona il ruolo di Carminati nel verdetto diffuso nell’ottobre del 2019:
Appare evidente, dalla sentenza di secondo grado, che non risulta affatto il ruolo di Massimo Carminati quale terminale di relazioni criminali con altri gruppi mafiosi. Nessun ruolo era gestito da Carminati con settori finanziari, servizi segreti o altro; la gestione delle relazioni con gli amministratori era compito quasi esclusivo di Salvatore Buzzi, avendo Carminati relazioni determinanti solo con alcuni ex commilitoni”.
In sintesi, l’ex terrorista non avrebbe avuto “contatti significativi” con il clan Casamonica, con quello dei fratelli Senese, con l’ex della banda della Magliana Ernesto Diotallevi.
Il sistema Buzzi
Buzzi, ai domiciliari da dicembre dopo 5 anni in carcere e una condanna a 18 mesi e 4 anni, è considerato la mente della fitta rete creatasi in Mafia Capitale. “Aveva creato uno stabile sistema di infiltrazione nelle istituzioni – scrive la Cassazione – in base a cui i Dipartimenti, i Municipi e gli altri centri di costo di Roma Capitale”, inerenti la gestione dei servizi, come prassi, facevano “ricorso sistematico alle proroghe non previste nel bando originario, e ad affidamenti diretti in favore delle cooperative dello stesso Buzzi”. Trattasi di sistema consolidato.
“Il gruppo di Buzzi, attraverso la remunerazione (quali sovvenzioni per cene ed eventi, assunzione di assoggetti raccomandanti, scambi di favori, vere e proprie tangenti) di politici appartenenti sia alla sua area di riferimento sia allo schieramento opposto, riusciva a sollecitare finanziamenti pubblici e poi in concreto l’affidamento dei servizi”. “Una parte dell’amministrazione comunale – chiarisce la Cassazione – si è di fatto consegnata agli interessi” di Buzzi e Carminati, i quali hanno “trovato un terreno fertile da coltivare”.
Di conseguenza, “è stato accertato un fenomeno di collusione generalizzata, diffusa e sistemica”, e anche gli imprenditori, prosegue la suprema Corte, “hanno accettato” la logica “professata da Buzzi e dai suoi sodali, basata sugli accordi corruttivi, intercorsi tra funzionari pubblici e imprenditori, convergenti verso reciproci vantaggi economici”.
Bonafede chiede chiarimenti
Intanto il ministro Bonafede ha delegato l’ispettorato generale di via Arenula a svolgere i necessari accertamenti preliminari in merito alla scarcerazione di Carminati.