È scoppiata una crisi diplomatica tra Italia e Tunisia dopo l’iniziativa assunta da Matteo Salvini che ieri martedì 21 gennaio, su segnalazione di alcuni abitanti della zona, ha citofonato a una famiglia tunisina nel quartiere Pilastro di Bologna per chiedere, accompagnato da alcuni residenti e dalle telecamere, se nell’appartamento spacciassero droga. Un blitz che non è affatto piaciuto a Osama Sghaier, vicepresidente del Parlamento di Tunisi, che a Radio Capital ha definito “un atteggiamento razzista e vergognoso” il gesto e “mina i rapporti tra Italia e Tunisia”.
Sghaier ha aggiunto:
Salvini è un irresponsabile, perché non è la prima volta che prende atteggiamenti vergognosi nei confronti della popolazione tunisina. Lui continua a essere razzista e mina le relazioni che ci sono tra la popolazione italiana e la nostra. I nostri paesi hanno ottimi rapporti. I tunisini in Italia pagano le tasse e quelle tasse servono anche a pagare lo stipendio di Salvini. Dunque, si tratta di un gesto puramente razzista”.
Anche l’ambasciatore tunisino Moez Sinaoui ha espresso la propsia “costernazione” dopo aver appreso dell’ “increscioso episodio”. Sinaoui ha scritto alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: “Una deplorevole provocazione, fatta in maniera illecita, senza rispetto per il domicilio privato di una famiglia tunisina, divulgata in maniera ostentata all’opinione pubblica”.
Lo ha ribadito lo stesso diplomatico all’ANSA: “Ho espresso la mia costernazione al presidente Casellati, perché questo gesto giunge da un membro del Senato, un’alta istituzione dell’Italia, con la quale la Tunisia ha una lunga storia di amicizia”.
In questa situazione, ha aggiunto, “è stata stigmatizzata una famiglia tunisina, e noi non vogliamo che membri della nostra comunità vengano stigmatizzati in maniera illegittima in una campagna elettorale”.
La replica di Salvini
Il leader leghista ha replicato alle accuse piovutegli addosso dopo l’episodio:
Il vicepresidente del Parlamento tunisino mi accusa di razzismo? Io ho raccolto il grido di dolore di una mamma coraggio che ha perso il figlio per droga. Un atto di riconoscenza che dovremmo far tutti: la lotta a spacciatori e stupefacenti dovrebbe unire e non dividere. Tolleranza zero contro droga e spacciatori di morte: per noi è una priorità. In Emilia Romagna e in tutta Italia ci sono immigrati per bene, che si sono integrati e che rispettano le leggi. Ma chi spaccia droga è un problema per tutti: che sia straniero o italiano non fa nessuna differenza”.
La citofonata di Salvini (VIDEO)
In diretta dal Pilastro di Bologna, quartiere colpito da droga, degrado e spaccio. State con noi.#26gennaiovotoLega
Gepostet von Matteo Salvini am Dienstag, 21. Januar 2020
Cosa recita la Costituzione
Un gesto che sicuramente va discutere e sulla quale la Costituzione italiana si sofferma in modo chiaro: infatti l’articolo 14 recita che “il domicilio è inviolabile“. Ragion per cui, continua la norma, “non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale”.
Un fatto gravissimo per altre due ragioni: in primis il tutto è avvenuto in diretta Facebook e in compagnia delle telecamere; dulcis in fundo, sono stati citati dati sensibili importantissimi come il nome della persona, il piano della sua abitazione, il nome e l’età del figlio. A quanto pare sarebbe minorenne, “dovrebbe avere 18 anni, o 17” spiega la signora accanto a Salvini).
Il rispetto e la tutela della privacy sono fondamentali e l’obiettivo primario che ogni giornalista è chiamato a rispettare, come il Codice di Deontologia vuole e stabilisce nell’articolo 3: “La tutela del domicilio e degli altri luoghi di privata dimora si estende ai luoghi di cura, detenzione o riabilitazione, nel rispetto delle norme di legge e dell’uso corretto di tecniche invasive”.
Non solo tutela del domicilio e della dignità delle persone, continua il codice, ma soprattutto tutela e difesa del minore: infatti nel video si cita il figlio del fantomatico spacciatore con tanto di età, nome e si conosce il luogo dove ci si trova).
L’articolo 8, che parla di cronaca giudiziaria e di processi in televisione, stabilisce che il giornalista “rispetta sempre e comunque il diritto alla presunzione di non colpevolezza”. Fondamenti caduti nel dimenticatoio, come rivela questo episodio, e sui cui ci sarebbe tanto da riflettere.