Come scrivere al meglio il pronome personale “sé” in tutte le sue forme, tenendo anche conto del parere dell’Accademia della Crusca nell’incongruenza “sé stesso”
Le norme della grammatica italiana spesso potrebbero essere incoerenti, ma alla confusione potrebbe aggiungersi anche l’errato insegnamento delle regole basilari alle scuole medie ed elementari. Uno dei dubbi più frequenti nella scrittura dell’italiano riguarda il dubbio sull’accentuazione di “sé”, pronome personale riflessivo in forma di monosillabo. Questa categoria di parole, infatti, può facilmente andare incontro a fraintendimenti, vista la presenza di omografi con significato diverso: ecco perchè la regola grammaticale vuole che vengano applicati accenti o apostrofi in caso di necessità.
Sé non fa eccezione: se non ci fosse l’accento grafico, potrebbe essere facilmente confuso con il “se” ipotetico. Ad esempio: “Pensa solo a sé”, “Se dovesse piovere, mi riparerò”. Come è evidente il mancato inserimento dell’accento può generare confusione nella forma scritta, ed è meglio prestarvi attenzione in caso di scritture formali.
Sé pronome tonico e se pronome atono: qual è la differenza
Inoltre inserire l’accento in questi contesti aiuta anche a distinguere il sé riflessivo dal se pronome atono, usato perlopiù in combinazione con altri pronomi atoni. Scriveremo quindi “pensa solo a sé” in caso si voglia utilizzare il pronome in connotazione tonica e riflessiva, scriveremo invece “Se la caverà” nel caso vogliamo utilizzare il “se” come pronome atono. Per completare il quadro, tuttavia, manca ancora un elemento. Vediamo qual è.
Se stesso o Sé stesso: la forma corretta
Uno dei dubbi più frequenti sull’utilizzo del sé riguarda la sua combinazione con “stesso” o “medesimo”. Il significato della locuzione è chiaro: si vuole accentuare linguisticamente la riflessività dell’azione. “Pensa solo a sé”, pur essendo logicamente inequivocabile presenta una sfumatura semantica diversa da “Pensa solo a sé stesso”. Nel secondo caso il parlante vuole focalizzare l’attenzione sull’egoismo del soggetto. Ma come scrivere sé stesso?
Molto spesso viene insegnato che – essendo l’aggiunta di stesso o medesimo una sorta di ridondanza – non sia necessario l’accento. La regola ha il suo fondamento storico e linguistico. La grammatica tradizionale riconosce la validità di questa regola e la linguistica insegna che – essendo il sé in protonia sintattica – non necessita di accento. Inoltre, anche foneticamente parlando, l’accento cade sulla “e” di stesso, che in caso di raddoppiamento fonosintattico, si pronuncia “sestésso”.
Cosa dice l’Accademia della Crusca
Tuttavia questa norma è abbastanza isolata nella grammatica italiana. Sono tanti i monosillabi che in presenza di stesso o medesimo adottano l’accento e il processo fonetico non può essere una causa sufficiente per la rimozione dell’accento. Uno dei sostenitori di questa tesi è il linguista Luca Serianni, ecco cosa ha dichiarato in merito:
In conclusione, sebbene negli attuali testi di grammatica per le voci rafforzate se stesso, se stessa e se stessi non sia previsto l’uso dell’accento, è preferibile considerare non censurabili entrambe le scelte, mancando in realtà una regola specifica che ne possa stabilire il maggiore o minore grado di correttezza. Si raccomanda di tener conto di questa “irrilevanza” specialmente in sede di valutazione di elaborati scolastici e affini.
Ecco quindi risolto uno dei dubbi che affligge molti parlanti italiani.