Milano, tassista abusivo arrestato per violenza sessuale su due donne. All ‘uscita della discoteca “Old fashion” di Milano un taxista abusivo adescava donne per poi violentarle. L’uomo di 30 anni è stato accusato di aggressioni ed è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile.
L’indizio per identificarlo è stato un cuore rosso appeso all ‘interno della macchina, come è stato riferito dalla vittime delle violenze. L’uomo è un tassista abusivo che avrebbe aggredito e abusato delle donne salite sul suo taxi. Il falso taxista non risulta avere precedenti e gli investigatori della squadra mobile hanno eseguito un ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Dalla ricostruzione risulta che adescava le vittime su una Punto fuori dalla discoteca approfittando di fattori come stanchezza e uso di alcol, per poi violentarle in strade deserte in macchina in orari che andavano dalle 4 alle 5 del mattino. Le ragazze vittime delle violenze erano maggiorenni, solo nell’ultimo caso si è trattato di una straniera. L’uomo di origini albanesi è’ stato identificato da un un grosso cuore rosso di stoffa appeso nel taxi, come hanno ricordato le ragazze.
Il risultato delle indagini su una centinaia di taxi abusivi
Nelle indagini è stato rilevante anche un video fornito da una delle vittime dove si intravede il dettaglio del cuore di pezza. L’albanese aveva una seconda vita e in questa gestiva una pizzeria di famiglia. Si è arrivati a identificarlo isolando una quindicina di auto segnalate come taxi abusivi notturni. Poi con un riconoscimento fotografico in cui e’ stato possibile individuarlo. Infine la prova schiacciante è stato il Dna. Sui corpi delle vittime sono state individuate tracce dell’uomo, confermate dalle analisi.
Per gli investigatori della squadra mobile di Milano, guidati da Lorenzo Bucossi, si tratti di un violentatore”seriale”. “E’ per questo è importante che le donne vengano messe a conoscenza di quello che è successo. Infatti la conoscenza è la vera medicina per evitare altri episodi del genere, perché le vittime possano denunciare come ha detto il procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella in conferenza stampa. Il primo caso, avvenuto nel 2016, era stato archiviato. Poi la Gip Campanile ha consentito la riapertura delle indagini.