La nascita di un figlio è l’evento più atteso da una coppia innamorata che ha investito tanto. Tuttavia, non mancano i casi di infedeltà o altre situazioni contraddittorie che minano la fiducia dei partner, ragion per cui, si ricorre ad escamotage sinteressanti come il test di paternità dopo la nascita.
Cos’è il test di paternità
Principio fondamentale alla base del test di paternità è quello secondo cui ogni individuo eredita metà del proprio corredo genetico dal padre e metà dalla madre. Il patrimonio genetico consta infatti di 46 cromosomi (23 cromosomi da ciascuno). Excursus scientifico a parte, il test permette al richiedente di fugare qualsiasi dubbio sull’effettiva paternità.
Ma in cosa consiste effettivamente? Semplice, si confrontano le caratteristiche genetiche del figlio con quelle delle madre e del ‘presunto’ padre, stabilendo in tal modo se metà del corredo genetico del genitore sia presente nell’infante. In caso di esito positivo, il padre è il cosiddetto ‘genitore biologico‘.
Differenza tra test di paternità legale e informativo
Assunto principale del test è l’analisi del DNA. Detto questo, è opportuno chiarire la differenza tra il test di paternità legale e quello informativo, considerato quanto sia labile e poco chiaro il confine tra i due esami.
La differenza che intercorre tra i due tipi di test è data dal fatto che i prelievi per l’esame ‘legale‘ vengono eseguiti in studio o in laboratorio, mentre il test di paternità informativo viene effettuato comodamente a casa con un kit spedito presso il proprio domicilio che ne garantisce l’affidabilità, ma non possiede alcun valore legale e, quindi, non può essere usato in Tribunale.
L’uso del test di paternità a ‘domicilio’ ha registrato un boom in termini di acquisti online come dimostra un report elaborato lo scorso anno dal Codacons, rilevando che in Italia il 10% dei primogeniti e il 20% dei secondogeniti non sarebbero figli del ‘padre anagrafico‘. Il sospetto di infedeltà è la causa principale dell’incremento del fenomeno.
Interpellando direttamente chi i test di paternità li svolge, in questo caso Qualitydnatest, struttura operante in tutta Italia da diversi anni, la realtà sembrerebbe essere diversa, afferma infatti il responsabile, Dott. Scarpetta: “Nella nostra casistica la percentuale di esclusione di paternità è circa il30%, ma bisogna considerare che si riferisce ad un campione di persone che ha già fondati sospetti sulla reale paternità dei figli sottoposti all’esame del Dna”
Vantaggi e svantaggi del test di paternità informativo
La spesa relativa al kit di paternità include i tamponi spediti a domicilio, l’analisi in laboratorio e l’invio dei risultati via mail.
Naturalmente non mancano i vantaggi. Anzitutto può essere effettuato in modo sicuro a casa, ricevendo i risultati via mail nell’arco di 3-5 giorni lavorativi e nella privacy più totale. Secondo poi, il campione di DNA viene raccolto con tamponi orali che giungono a casa tua in una busta anonima e, dunque, non è necessario andare dal medico.
Questa tipologia di test, tuttavia, presenta uno svantaggio non indifferente: non può essere ammessa in Tribunale, in quanto la raccolta del campione non viene eseguita secondo le procedure legali. Per tale motivo, può essere effettuato solo a scopo puramente personale, seppur accurato e attendibile.
Il test di paternità legale
A differenza del test di paternità informativo, il tipo legale segue una procedura ben precisa e richiede le autorizzazionidi coloro che vogliono sottoporvisi e, in caso di minori, di particolari autorizzazioni da parte di coloro che esercitano la potestasgenitoriale. Anche in questo caso, i prelievi possono essere eseguiti in tempi e luoghi diversi, purché i genitori ne siano a conoscenza e li autorizzino.
Questo tipo di test viene utilizzato per fini processuali e in azioni di riconoscimento o disconoscimento di paternità. Il meccanismo è semplice: si estrae in laboratorio il DNA dai campioni biologici prelevati nel rispetto dei protocolli scientifici. In un secondo momento si procede nel determinare il profilo genetico, da confrontare poi con quello del figlio e, solo alla fine, all’esclusione o attribuzione della paternità.
Qui sorge un’altra differenza col test di paternità informativo: infatti i campioni di DNA vengono prelevati da una terza persona, in studioo in laboratorio, nel pieno rispetto dell’imparzialità e per avere, in casi di necessità, una testimonianza dell’identità di chi si sottopone al test. I risultati sono inoltre corredati di una relazione esplicativa avente valore di consulenza tecnica legale e vengono consegnati entro dieci giorni lavorativi.
L’obbligo al test del DNA
In casi estremi, si può obbligare il padre o uno degli eredi a sottoporsi al test di paternità. L’autorizzazione a procedere deve provenire dal giudice messo a conoscenza della situazione e in base ai presupposti attendibili. Ovviamente l’uomo non può essere obbligato a farsi prelevare un campione di saliva, ma la Cassazione ha stabilito che il rifiuto non giustificato porta a dedurre il tacito riconoscimento della paternità. Se questo aspetto viene accertato e confermato, scatta per l’interessato l’obbligo di mantenere, assistere e crescere i figli.
L’obbligo sorge inoltre in caso di persona indagata o arrestata per un delitto non colposo. Il risultato è fondamentale nel determinare la condanna: di fatto, la sentenza basata su tracce biologiche è legittima purché l’esame sia stato fatto “con adeguate garanzie, senza escamotage irrituali o atteggiamenti ingannevoli”. Oltremodo, non si può obbligare al test del DNA una persona colpevole di un delitto colposo o di reati tributari e fiscali.