Thomas Stevens: il primo uomo a fare il giro del mondo in bici

Con un due ruote larghe, detto anche Penny-Farthing, dall’aprile 1884 al dicembre 1886.

 

THOMAS STEVENS. Questo originale personaggio è nato la vigilia di Natale a Castle Street, Berkhamsted, una contea di Londra, nel 1854, da una famiglia molto umile.

A 17 anni si trasferì con il fratellastro a Denver, in Ameria, dove vennero raggiunti dal resto della famiglia (madre, padre e due sorelle), con i quali si stabilirono definitivamente a San Francisco

Proprio li, Thomas Stevens, imparò ad andare in bicicletta.

Fare il giro del mondo in bici

Partì il 22 aprile 1884 alle 8 del mattino in sella a un biciciclo, in inglese Penny Farthing, con un fagotto cosi composto: calze, una camicia, un impermeabile che si trasformava in tenda e sacco a pelo e una pistola.

Direzione est: arrivò a Boston “solo” 103 giorni dopo, attraversando la Sierra Nevada, Utah e Wyoming.

Seguì la vecchia pista californiana e attraversò pianure e montagne, facendo rimanere di stucco gli indiani che lo incontravano.

Con il suo inseparabile biciclo s’imbarcò per l’Inghilterra, foraggiato dalla rivista per la quale scriveva, Outing, che lo rese corrispondente speciale di quella fantastica avventura intorno al mondo.

Raggiunse, pedalando, la Francia.

Proseguì in Germania, Austria, Ungheria, Slovenia, Serbia, Bulgaria, Romania e Turchia, arrivando fino a Costantinopoli, per poi continuare attraverso l’Anatolia, Iran e Iraq.

Qui fu costretto a fermarsi per qualche tempo a causa del rigido inverno, rimanendo ospite fisso dello Scià.

Avendo rifiutato il permesso di viaggiare in Siberia, volle attraversare l’Afghanistan, ma fu espulso dalle autorità locali.

Prese il piroscafo russo con il quale attraversò il Caspio, fino a Baku, per poi arrivare in India.

A Londra gli era stato sconsigliato dall’ambasciata cinese di attraversare il sud-est asiatico via terra, perciò giunse a Hong Kong via nave.

Pedalò poi verso la Cina orientale, con grandi difficoltà di comunicazione con il popolo cinese.

Arrivato finalmente in Giappone, una veloce tappa a Tokyo e il 17 dicembre 1886 tornò a San Francisco.

Che giro fantastico.

 

I numeri dell’impresa di Thomas Stevens

Partenza: 22 aprile 1884;3.700: miglia su carri, ferrovie, alzaie e strade pubbliche;

103: giorni da San Francisco a Boston; 20: giorni in cui fu costretto a stare fermo a causa del maltempo, nel viaggio da San Francisco a Boston; 13.500: miglia effettivamente pedalate;

Arrivo: 17 dicembre 1886.

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Il libro sul viaggio di Thomas Stevens

Un giro del mondo in bici (e con quella bici, veramente scomoda), alla fine del 1800, com’è dimostrabile?

Semplicemente perché Stevens teneva costantemente contatti con il giornale per cui scriveva, Outing, raccontando il suo viaggio con discorsi, articoli e disegni, tanto da suscitare la voglia di finanziarlo, da parte del giornale stesso.

Stevens ritornò in Inghilterra intorno al 1895 e sposò Frances Barnes. Diventò direttore del Garrick Theatre di Londra e nella stessa città morì nel 1935.

Che fantastica avventura fece questo pazzo Thomas Stevens. Se un ciclista dovesse pensare a una cosa del genere adesso, nel 2018, sarebbe quasi impossibile.

Eppure lui ce la fece…e nel 1884, senza tecnologia e comodità.

Complimenti ciclista.

La sua storia è reperibile dal libro “Around the World on a Bicycle” , disponibile in un tascabile a volume singolo e disponibile pubblicamente a progetti di biblioteca digitale. Il prezzo di un originale è stato messo tra i 300 e 400 dollari.

Scritto da Silvia Pavan

Moglie e mamma. Mi piace scrivere di qualsiasi cosa, non ho un genere preciso. Anzi no, non mi piace scrivere di politica e televisione.
Corro regolarmente tre volte a settimana perché mi piace mangiare e bere bene.