Ultras e poliziotti, “sbirri”: storia di un amore impossibile. O forse no. Perché a Bergamo – dove gli ultras dell’Atalanta non sono semplici tifosi, ma sono attori protagonisti della loro città – c’è un poliziotto che ha lasciato un ricordo indelebile, sincero, nel cuore dei tifosi della Curva Nord.
Si chiama Elio Carminati, in arte Mazinga, Pilone, Robocop: tutti soprannomi guadagnati per la sua forza, il suo coraggio e la sua imponente mole fisica. Carminati, ex agente della sezione volanti della Questura di Bergamo, ha camminato per anni al fianco degli Ultras dell’Atalanta – ognuno da un lato della barricata – e dopo la pensione, arrivata poco fa, ha voluto raccontare alcune esperienze di vita nel suo libro “Sbirro a chi?”.
Proprio in quel libro, e durante la presentazione del suo lavoro, Robocop ha dedicato alcuni pensieri – da uomo libero, al di là della divisa – ai ragazzi della Curva Nord che – ed è forse la prima volta in Italia – hanno risposto alla cortesia salutandolo nella loro fanzine “Sostieni la Curva”.
“Non avremmo mai pensato un giorno di rimpiangerti, mai e poi mai – scrivono i ragazzi della Nord -. Anni vissuti all’Atalanta con intensità, passione e tante scorribande. Quando ti presentavi davanti a noi, o sbucavi da qualche via dicevamo “cazzo è arrivato…”. Con il tuo fisico possente e la tua determinazione nell’agire sei stato il nostro incubo più brutto della domenica, quando spesso ci chiedevamo “Ma di domenica Mazinga non va via una volta con la famiglia?”.
Eppure, tra Mazinga e gli ultras c’è sempre stato rispetto, contraccambiato: una sorta di onore delle armi. “Eri imponente in servizio, quasi sempre senza casco e i sassi non ti schiodavano di un niente – ricordano gli ultras atalantini -. Noi, delusi nel non vederti scappare, arenavamo le intenzioni. Sappiamo di essere stati scorretti con te, ma ora che sei in pensione e che hai dedicato pagine su di noi nel tuo libro appena uscito, vogliamo ringraziarti per la grande umanità dimostrata nei confronti di molti di noi”.
“Non ricordiamo quante volte arrivavi in carica davanti al Bar Stadio e tiravi giù la saracinesca con violenza e ci stanavi dentro a tutti. Erano anni sicuramente diversi, ma – questo il passaggio più bello della lettera – quello che noi ricordiamo molto bene è che riuscivi il più delle volte con buon senso ed intelligenza a sbrigliare situazioni critiche. E qui siamo convinti che i tuoi modi sarebbero sicuramente serviti negli ultimi quindici anni, quando tutto è andato a peggiorare senza la tua presenza così assidua sul campo, come era negli anni ‘80/’90. Una volta ci dicesti – racconta la Nord – che un poliziotto prima di mettere i ferri ai polsi ad un ragazzo ed arrestarlo (rovinandogli gli studi, il lavoro e in certi casi la vita) ci deve pensare quattro, cinque, sei volte”.
“Oggi troppi scienziati in questura, che si credono i paladini della giustizia, pensano di far carriera su ragazzini da stadio, arrestandoli e diffidandoli anche solo per il sospetto, creando così un clima dannoso per tutti. Ricordiamo – continua la lettera degli ultras – i tuoi modi durante le perquisizioni in casa, o nel venirci a prendere sul lavoro, sempre con garbo, facendoti passare per un parente”.
Quindi, ecco l’ultimo augurio della Curva Nord per l’ex “amico nemico”: “Buona pensione vecchio Mazinga. I tuoi calci in culo solo al pensiero li sentiamo ancora come fosse ieri, ma sono stati calci che ci hanno fatto crescere molto in dignità, in valori che ancora oggi portiamo dentro senza alcuna distinzione… e distintivo”.
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