Sono giorni decisivi per uno dei temi caldi della campagna elettorale: il taglio dei vitalizi per gli ex parlamentari. Il tema, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle e filone principale della campagna anticasta, entra di diritto nell’agenda politica dopo le dichiarazioni del Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, che, attraverso dei tweet, ha sintetizzato il contenuto del suo pensiero:
I vitalizi non sono diritti acquisiti, ma privilegi rubati. I privilegi rubati non possono esistere nel nostro governo. Domani finalmente iniziamo a togliere un privilegio insopportabile: il vitalizio degli ex parlamentari. Lo abbiamo detto e lo stiamo facendo. I prossimi saranno i pensionati d’oro. L’era dei privilegi è finita. #togliamoiprivilegi
Le reazioni degli ex parlamentari al taglio dei vitalizi
Le reazioni degli ex parlamentari non si sono fatte attendere e diverse sono state le loro argomentazioni per smentire con forza l’idea per la quale ricevere alla fine del mandato un vitalizio sia una vergogna. Secondo Paolo Cirino Pomicino:
“Quando il vitalizio fu introdotto i padri costituenti compresero che la libertà dei legislatori doveva essere garantita anche sul piano economico nel presente e nel futuro, senza arricchimenti ma con la dignità pari alla funzione svolta”.
Enzo Ciconte, che con il ricalcolo prenderà 400 euro al mese, afferma che “questi signori stanno criminalizzando le storie, le biografie. Questa misura è incostituzionale e la stanno facendo per sbandierarla alle elezioni europee”.
La lettera aperta di Costantino Fittante
Costantino Fittante, parlamentare dal 1983 al 1987, ha scritto una lettera aperta a Di Maio:
“Lei, signor ministro, ha il potere che le deriva dall’esito elettorale di decidere con strumenti amministrativi e legislativi di abolire o tagliare i vitalizi ma assolutamente non ha il diritto di chiamarmi ladro“. E ancora: “Difendo orgogliosamente il vitalizio non in quanto tale, ma la mia storia, i miei sacrifici, il mio impegno, i miei sacrifici, la mia dedizione alla politica e alle istituzioni, delle quali mi onoro di aver fatto parte”, ha proseguito Fittante. “Io e tanti altri colleghi valuteremo se e quando agire per difendere, prima ancora che i vitalizi, la nostra dignità di ex parlamentari”, ha concluso, infine, nella lettera.
La parola alla Corte Costituzionale
Sul tema vitalizi, quindi, si scontrano due visioni: per i sostenitori più “giustizialisti” dell’anticasta e per buona parte dell’opinione pubblica il sussidio non dovrebbe proprio esistere o dovrebbe essere decurtato il più possibile, per dare un segnale di vicinanza al popolo.
Per gli ex parlamentari, invece, ma anche per chi assume un punto di vista più “garantista”, i vitalizi dovrebbero esistere perché servono a tutelare il professionista che decide di entrare in Parlamento anche per pochi anni, perdendo di fatto il precedente lavoro. Senza contare il risparmio, praticamente esiguo rispetto al Bilancio dello Stato, che questi tagli comporterebbero.
La parola passa, dunque, alla Corte Costituzionale, l’unico organo in grado di fare chiarezza e mettere la parola “fine” su questa importante quanto delicata questione.