Volo pindarico: origine e significato dell’espressione

Le persone viaggiano. Viaggiano con la macchina o con l’aereo, viaggiano con la mente quando si immaginano un luogo dove poter trascorrere le vacanze, viaggiano con le parole in una conversazione dove gli argomenti trattati sembrano non avere una connessione logica apparente tra loro. “È difficile capirlo quando fa questi voli pindarici”. Ma da dove proviene l’espressione volo pindarico e che cos’è?

Origine di volo pindarico

Tale espressione deriva dal noto lirico greco Pindaro (VI-V sec. a. C.) e dal suo corpus letterario, intriso di miti e religione, fusi insieme attraverso una mirabile struttura logica non facile da comprendere. Il Pianigiani, nel suo Dizionario Etimologico, scrive di Pindaroprincipe dei lirici greci, il quale spesso esce con immagini che vanno lungi dal tema”. Definito principe proprio perché la sua opera costituiva la celebrazione della grecità, fatta di concetti alla base dell’intera cultura greca: la bellezza e la bontà, nonché la kalokagathia, ossia l’ideale di perfezione fisica e morale a cui l’uomo greco doveva aspirare.

I suoi voli poetici erano una caratteristica della sua opera in quanto permettevano un passaggio repentino da un argomento ad un altro senza un apparente legame. Pindaro usava questo espediente letterario soprattutto nelle introduzioni delle sue odi, ricche di passaggi narrativi, così da tenere costante e viva l’attenzione di chi leggeva le sue opere. Tali scatti improvvisi servivano infatti al poeta per stupire i suoi lettori alimentando in loro la loro capacità di immaginazione.

Significato odierno

Prosegue il Pianigiani su pindaricodicesi spesso delle ardite e strampalate metafore usate nel dire e nello scrivere”. Oggi infatti tale espressione è rimasta nel linguaggio comune per indicare soprattutto la capacità di una persona di passare, in un discorso sia scritto che parlato, da un argomento ad un altro senza perdere il filo del discorso. In realtà l’espressione viene usata in modo ironico per riferirsi, come scrive il Pianigiani, a quelle brillanti idee partorite da una mente altrettanto brillante che però purtroppo (fortunatamente in alcuni casi) non hanno ne capo ne coda ma definite appunto brillanti perché così abilmente argomentate in maniera scritta o parlata.