Zone Sismiche in Italia, la Classificazione di INGV e Protezione Civile

L’Italia è un Paese ad elevato tasso sismico: lo dimostrano i casi di cronaca che hanno scosso il nostro paese a partire dal terremoto di Messina del 1908 sino ad arrivare ai giorni nostri, Amatrice, L’aquila e tanti altri comuni colpiti dal flagello sismico.

Inoltre è noto che la dorsale appenninica sia l’area più pericolosa dal punto di vista del rischio sismico in Italia ma non c’è solo quell’area da monitorare. È possibile procedere ad una classificazione a patto di intendersi su un aspetto: i terremoti non possono essere previsti e le scosse sono episodi scientificamente non prevedibili. L’unica possibilità è legata alla necessità di rendere questo paese sicuro e, quindi, all’ovvia conseguenza di prendere atto del rischio sismico e di provare a provvedere con normative stringenti in materia edilizia.

Zone Sismiche, la classificazione della Protezione Civile

Il primo riferimento da considerare per valutare se l’area di appartenenza di ciascuno di noi sia a rischio sismico è la mappa della classificazione sismica proposta dalla protezione civile. Nella mappa viene dettagliato, area per area, il rischio sismico in funzione di una scala di colori. Le zone sismiche sono ovviamente:

  • Zona 1: È la zona più pericolosa – Possono verificarsi fortissimi terremoti;
  • Zona 2: In questa zona possono verificarsi forti terremoti;
  • Zona 3: In questa zona possono verificarsi forti terremoti ma sono rari;
  • Zona 4: È la zona meno pericolosa – I terremoti sono rari.

È bene chiarire che la classificazione è identica a livello nazionale; ne deriva quindi che la classificazione sarà identica per l’INGV. Secondo quanto riferito dalla Protezione Civile, infatti: “Nel 2003 sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio, ossia sull’analisi della probabilità che il territorio venga interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo.”

Terremoti in Italia, la classificazione dell’INGV

Identica classificazione delle zone sismiche italiane troveremo anche sul sito ufficiale dell’INGV. La mappe delle aree a maggior rischio terremoti è praticamente identica e definita a livello nazionale già a partire dal 2003, anno in cui sparirono i territori a rischio sismico non classificato.