In occasione dell’ultima del suo primo album intitolato “Afrosarda”, abbiamo incontrato Vhelade che, dopo il successo decennale nei programmi televisivi di Piero Chiambretti, ci racconta delle sue sensazioni all’alba di questa nuova avventura professionale.
Ciao Vhelade. Il 16 giugno è uscito il tuo primo disco “Afrosarda”, cosa rappresenta per te questo progetto?
“Afrosarda è un concept album che contiene 14 canzoni. Questo fantastico progetto durato due anni, nasce da un intenso lavoro di studio senza sosta, una ricerca maniacale di suoni, arrangiamenti e concetti fedeli alla mia filosofia e al mio messaggio. Nei tour in giro per il mondo ho avuto la fortuna di collaborare con eccellenti musicisti, che hanno regalato al disco un sapore aperto ed estremamente contaminato. AfroSarda è un viaggio vibrazionale, un messaggio d’amore e di speranza, un percorso musicale che spazia dal blues alla musica elettronica più minimale”.
Cosa unisce, secondo te, due terre così distanti come Zaire e Sardegna? Quali somiglianze e quale differenze noti principalmente?
“Penso che non esistano distanze o muri nella terra, esiste la terra e basta e io ne sono la prova. Grande madre che ci nutre e ci perdona in continuazione. Questo mio attaccamento alla terra arriva sicuramente dal mio retaggio culturale e dalla mia origine, Zaire e Sardegna. Entrambi luoghi legati da una storia profonda e millenaria che celebra riti e culti legati al ciclo vitale e alla Madre terra”.
C’è un filo conduttore che lega le quattordici tracce di questo album?
“Certo! Il filo conduttore è sempre l’amore. L’amore per la madre e l’amore per la madre terra. L’amore per la razza umana e per tutte le sfumature della vita. L’amore per la Fine perché anticipa un nuovo inizio e l’amore per la libertà. Tutto è amore”.
Si tratta di un progetto molto elegante ed autobiografico, quanto è importante per te la credibilità? Cantare cose che rispecchiano la tua personalità sia artistica che vocale?
“È molto importante per me scrivere e cantare quello che voglio, comporre quello che sento e comunicare senza filtri il mio messaggio. Non potrei fare altrimenti perché amo le persone e voglio un legame sincero e senza ipocrisia, altrimenti farei la mamma nella vita e canterei per hobby”.
Tra i brani figura la cover di “Straniero”, un brano scritto ed inciso da Lucio Battisti trentacinque anni fa. Quale verso rispecchia maggiormente l’attuale epoca che stiamo vivendo?
“Straniero è una canzone bellissima ed estremamente attuale. Valorizza la razza umana e distrugge i confini. Un verso è legato al precede. Tutta la canzone è un manifesto d’amore e di speranza”.
Quando e come è nata la tua passione per la musica?
“Non lo so quando è iniziata, probabilmente ancor prima di nascere”.
Quali sono i tuoi ascolti quotidiani e gli artisti che hanno contribuito alla tua crescita?
“I miei ascolti quotidiani spesso sono gli artisti che hanno accovonato nel percorso. Michael Jackson, Miles Davis, Sade, Jaco Pastorius, Lucio Battisti, Curtis Mayfield, Monk, Bill Evans, Sara Waugan, djavan, Paolo Conte, Fossati, Brian Eno, Q-Tip, ecc.. ma ogni tanto scopro nuovi artisti che mi emozionano come i “vecchi”, come Robert Glasper, The Blaze, James Blake”.
Sei una delle poche cantanti che è riuscita a raggiungere popolarità televisiva senza il compromesso dei talent show. Una casualità o una scelta?
“È una scelta ! Lavorando nel mondo della televisione, ho avuto la sfortuna di ricevere tante proposte di Talent che ho rifiutato clamorosamente! Penso che non si possa mettere il carro davanti ai buoi e che ogni forma d’ arte debba essere nutrita con l’esperienza, la gavetta e il rispetto per se stessi. Lo accetto come fenomeno temporaneo fine a stesso, ma mi dispiace pensare che la gente pensi che quello sia l’unico mezzo per poter far musica. Tutto è illusione, l’arte e il lavoro no”.
Quale messaggio vorresti che arrivasse al pubblico, oggi, con la tua musica?
“messaggio d’AMORE”.