Quello a cui stiamo assistendo in queste ore è un vero e proprio braccio di ferro per l’accoglienza. Un braccio di ferro giocato sulla pelle di oltre 600 migranti. Oltre 600 tra donne, uomini e bambini, soccorsi dalla nave Aquarius, un’imbarcazione della Ong francese SOS Méditerranée, a largo delle coste della Libia e costretti a rimanere a bordo della nave dallo scorso sabato in attesa di una collocazione. Un braccio di ferro che va avanti tra Paesi che dovrebbero, invece, agire in un’ottica di collaborazione per assicurare ai migranti del mare un porto sicuro.
Un segnale di Matteo Salvini?
Ed, in fondo, è tutta lì la questione. Se da una parte la decisione di Malta di respingere l’imbarcazione è, in un certo senso, legittima perché dettata dalla convinzione che il salvataggio sia completamente avvenuto in acque libiche e che i soccorritori si siano poi messi in contatto con le autorità italiane, la volontà dell’Italia di non accogliere i migranti appare più simbolica e pretestuosa, e rappresenta un chiaro segnale che il neo ministro degli Interni Matteo Salvini ha voluto dare all’Italia e all’Europa: stop alle politiche di immigrazione e chiusura immediata dei porti italiani.
Cosa dice il diritto internazionale
Inoltre, a far pendere la bilancia dei doveri e delle responsabilità tutta dalla parte italiana è il diritto internazionale che tra gli ambiti del mare include il mare territoriale, intendendo con questo termine la porzione di mare che si estende fino a 12 miglia nautiche dalla costa, subito dopo le acque interne.
Ebbene se una nave giunge fino al mare territoriale, come sembra essere stato nel caso dell’Aquarius, il Paese, nel cui mare territoriale la nave si trova, deve farsene carico e non può più rifiutare di accoglierla nei propri porti.
La decisione della Spagna
Per fortuna a risolvere l’impasse è stato il premier spagnolo Pedro Sanchez che, con una nota, ha annunciato che concederà lo sbarco ai migranti dell’Aquarius presso il porto di Valencia, anche se ci vorranno, comunque, diversi giorni prima che la nave possa raggiungere la nuova destinazione.
In ogni caso, questa decisione, a metà strada tra il buon senso e la propaganda elettorale, un merito ce l’ha: salvare l’Italia dalle proprie responsabilità e rappresentare un’ àncora di salvezza per l’intera reputazione dell’Unione Europea, oggi sempre più assente sulla corretta gestione dei flussi migratori.