Ancora nessuna svolta nella legge italiana per quanto riguarda i provvedimenti di clemenza di amnistia e indulto, ma le notizie che ci giungono dai carceri sono davvero tante e, purtroppo, il più delle volte preoccupanti. Continuano infatti i casi di suicidio in cella, morti che, anche per l’impossibilità di essere seguiti bene a livello psicologico, non sono altro che il risultato di condizioni di vita carceraria molto disagiate.
SUICIDIO NEL CARCERE DI CREMONA
Uno degli ultimi casi di suicidio in cella è avvenuto nella Casa Circondariale di Cremona, dove un tunisino, detenuto per furto, si è tolto la vita salendo sul calorifero della sua cella e impiccandosi con i lacci delle proprie scarpe. L’uomo avrebbe finito di scontare la sua pena a dicembre, ma purtroppo ha deciso di togliersi tragicamente la vita.
“Ogni nove giorni un detenuto si toglie la vita in cella- dichiara il Donato Capece, il segretario generale del Sappe -e ogni 24ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 tentati suicidi sventati dalle donne e dagli uomini del corpo di polizia penitenziaria. Ma non vediamo soluzioni concrete a questa situazione”. Una situazione, dunque, che grida a gran voce tutta la sua tragicità.
CARCERE DI IVREA: TENTATO SUICIDIO E AGGRESSIONI
Uno delle carceri che più soffre di situazioni di forte disagio, è quello di Ivrea, dove sono stati registrati negli ultimi tempi un tentato suicidio e diversi episodi di aggressione e violenza. Una situazione che ben delinea i risultati del sovraffollamento e della mancanza di personale penitenziario e che spinge tutti ad una grande riflessione.
Per questo motivo i Radicali, insieme al consigliere regionale Marco Grimaldi, hanno lanciato un appello al Ministro Orlando:
“Crediamo che quanto sta succedendo imponga un’attenzione e un intervento al massimo livello. Per questo chiediamo al ministro Orlando di venire di persona a verificare una situazione che non è allarmistico definire esplosiva. I fatti balzati agli onori delle cronache dei giornali non sono infatti che il pixel di una fotografia ben più complessa e cruda”.