Poche novità in tema di Amnistia e Indulto, questioni che attendono ancora di essere inserite nella calendarizzazione in Senato, ma ci sono notizie dalle carceri italiane. Nell’ultimo periodo si è notato un picco di radicalizazione tra i detenuti, e per questo sono stati disposti dei corsi per gli agenti penitenziari in modo che siano in grado di riconoscere anche da piccoli segnali, chi si avvia verso l’estremizzazione.
I numeri parlano chiaro, come dichiara il Ministero della Giustizia, i detenuti stranieri nellle carceri italiane sono circa 18.000 (dato al 31 dicembre 2016), e di questi, molti sono di fede islamica. Sono circa 150 gli imam detenuti, persone catalizzanti, intorno alle quali si va a creare gruppi molto chiusi. Molto spesso infatti, la vera missione è quella di avvicinare più detenuti possibili agli estremismi della jihad. Non sono pochi infatti i casi di veri e propri indottrinamenti tra i detenuti mussulmani. Per questo motivo il ministro Orlando ha richiesto dei corsi di Islamologia per gli agenti penitenziari, in modo da poterli rendere capaci di riconoscere comportamenti strani sin da piccoli segnali quotidiani.
Le persone detenute per reati di terrorismo, in Italia sono circa 45, e si trovano divisti tra le carceri di Rossano, Rebibbia, Torino, Tolmezzo, Sassari, Nuoro, Lecce, Brindisi e Benevento. Sono tutti detenuti in un regime di alta sicurezza, ma questo spesso non basta. Per questo motivo, è stato scelto Youssef Sbai, ex vice presidente nazionale dell’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii) per insegnare agli agenti nei penitenziari le basi dell’Islam e come riconoscere il comportamento di un estremista. Un tentativo di sedare alla base degli indottrinamenti molto pericolosi.