Il terzo giorno, come compare dalla calendarizzazione e dall’ordine del giorno, della 2° Commissione Permanante riunita a discutere sui ddl in tema di amnistia e indulto. Da anni ormai i ddl Compagna-Manconi, Manconi, Buemi e Barani stanzionano in Senato senza riuscire mai a fare un vero passo in avanti per diventare legge. Per questo motivo, in perfetto stile non violento dei Radicali, Rita Bernardini tenta di riportare l’attenzione sulle tematiche di amnistia e indulto continuando il suo sciopero della fame.
Il sito ufficiale del Senato ci permette di consultare i vari disegni di legge, quegli stessi che, anche se inseriti ciclicamente degli Odg, sembrano non riuscire a fare il minimo passo avanti. Tra i primi, il Ddl Compagna-Manconi che parla della “Modifica dell’articolo 79 della Costituzione, in materia di concessione di amnistia e indulto”. Come si può leggere nella relazione, si fa riferimento alla legge costituzionale del 6 marzo 1992 che modificò l’articolo 79 della Costituzione trasferendo la decisione delle misure di clemenza al Parlamento e ad una maggioranza qualificata, passaggio questo, che ha di fatto immobilizzato totalmente le misure di amnistia e indulto. La relazione fa un interessante excursus storico partendo dal indulgentia principis, quando cioè era libero arbitrio del sovrano o il capo di Stato decidere la clemenza nei confronti dei colpevoli, quella che oggi può riferirsi alla rara concessione di grazia.
Con l’arrivo della Costituzione repubblicana, l’amnistia e l’indulto vengono sottratte all’arbitrio del Capo dello Stato ed obbligate alla procedura parlamentare. Al Capo dello Stato rimane il potere di “concedere grazia e commutare le pene”. Fino al 1992, però, nonostante questo grande cambiamento, si è dato comunque spazio ad una concezione indulgenziale dell’adozione dei provvedimenti di amnistia e indulto, cosa che invece, ormai non accade più. Il cambiamento andrebbe fatto proprio su questo, pertanto il ddl chiede la modifica dell’articolo 79.