Berlusconi Caso Mediaset: Cedu archivia caso senza sentenza

Silvio Berlusconi era stato accusato di frode fiscale in merito alla compravendita dei diritti televisivi Mediaset

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La Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) ha accolto la richiesta presentata da Silvio Berlusconi di non entrate in giudizio sul ricorso presentato dai suoi legali contro la decadenza da senatore nel 2013 stabilita dalla Legge Severino. Tuttora resta imputato nel terzo filone del caso Ruby ed è indagato per le stragi di mafia del 1993.

Come chiesto dal Cavaliere, la Cedu ha archiviato il ricorso contro l’applicazione della legge n.190 senza una sentenza vera e propria. Quindi senza stabilire se i diritti del leader di Forza Italia siano stati violati o meno.

Il riferimento è alla lettera che gli avvocati dell’ex premier avevano inviato il 27 luglio scorso, nella quale sostenevano che, a margine della riabilitazione di Berlusconi da parte del tribunale di Milano, lo stesso non aveva più interesse a ricevere un giudizio della Corte di Strasburgo perché “non avrebbe prodotto alcun effetto positivo”.

Nonostante ciò, l’ex presidente del Consiglio aveva dichiarato che la norma non doveva essergli applicata dal momento che i reati per cui era stato condannato furono commessi prima dell’entrata in vigore della legge. Una pena inflittagli che ha implicato anche l’impossibilità di presentarsi come candidato in tutte le elezioni (comprese quelle del 4 marzo).

Decadenza e condanna di Silvio Berlusconi

La decadenza di Silvio Berlusconi è stata definita il 27 novembre 2013 con il voto del Senato a scrutinio palese come conseguenza della sentenza definitiva nel processo Mediaset, per il quale era stato accusato di frode fiscale in merito alla compravendita dei diritti televisivi Mediaset. Poi è giunta la condanna a 4 anni di reclusione decisa il 1°agosto 2013.

Il contenuto della Legge Severino

Si tratta della legge n. 190 del 6 novembre 2012  e prende nome di “Legge Severino” da Paola Severino, ex Ministro della Giustizia del Governo Monti. La norma decreta la decadenza per i parlamentari condannati in via definitiva.

Aspetti centrali sono:

  • Anticorruzione: l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) attua le sue competenze per combattere la corruzione in Italia.
  • Concussione: chi viene condannato per questo reato sarà ritenuto inidoneo per eventuali cariche nella Pubblica Amministrazione e per le cariche politiche.
  • Ineleggibilità: ineleggibili e non candidabili coloro che sono stati condannati a più di due anni di reclusione per i reati punibili almeno fino a quattro anni.
  • Sospensione: ha valore retroattivo e prevede, anche a nomina avvenuta regolarmente, la sospensione di una carica comunale, regionale e parlamentare se la condanna avviene dopo la nomina.
  • Incandidabilità: regola l’incandidabilità per le cariche nel Parlamento italiano, nel Parlamento Europeo e negli enti locali per tutti coloro che hanno condanne legate alla corruzione.

Scritto da Veronica Mandalà

Palermitana d'origine, amo scrivere di tutto e osservare la realtà a 360 gradi.