Chi lo avrebbe mai detto che a breve negli USA si potrebbe trovare sulle confezioni di caffè la scritta “nuoce alla salute” o addirittura “smetti di bere caffè”! Lo dice un giudice dello stato della California che, in marzo 2018, ha dichiarato che alcune sostanze sprigionate durante la preparazione del caffè hanno effetti nocivi per la salute legati all’insorgenza di tumori.
Una di queste sostanze è l’acrilammide, un composto potenzialmente cancerogeno che viene sprigionato in alimenti ricchi di amido se questi sono cotti ad una temperatura superiore ai 120°. La sostanza è tipica nei prodotti da forno (pane, pizza, dolci) e anche nel caffè e nei suoi derivati. Nel caso del caffè essa si sprigiona durante la torrefazione, processo attraverso il quale i chicchi di caffè vengono arrostiti assumendo il tipico colore bruno ad una temperatura di circa 200° e più.
La sentenza e le motivazioni
La sentenza è arrivata a seguito di uno studio da parte di una organizzazione senza fini di lucro, la Council for Education and Research on Toxics, che ha dimostrato la correlazione acrilammide-caffè-tumori sui topi da laboratorio. In base a ciò, lo stato della California ha deciso di obbligare le aziende multinazionali produttrici e venditrici di caffè (tra cui Starbucks) a modificare le etichette delle confezioni indicando le possibili sostanze presenti, pericolose per la salute. Alcune di esse si stanno perciò adeguando alla decisione del giudice, altre invece preferiscono aspettare.
Sì, perché occorre fare ricerche più approfondite sul tema dal momento che non è stato ancora dimostrato che l’assunzione di caffè comporta un alto rischio di cancro e ancora non sono state indicate le quantità minime sotto le quali la sostanza non comporta effetti dannosi per l’uomo. Al riguardo, nel caso europeo, il 20 novembre 2017 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento (UE) 2017/2158 che prevede livelli di riferimento per la riduzione dell’acrilammide presente negli alimenti.
Sta di fatto che comunque, per ora, la sentenza americana, oltre all’obbligo dell’indicazione delle sostanze pericolose per la salute, invita il consumatore ad informarsi sugli alimenti che compra e ingerisce col fine di una scelta consapevole e prudente.