Coco e Il Libro della Vita: la memoria e l’accettazione di se stessi

I film in questione sono il recentissimo Coco, diretto da Lee Unkrich e prodotto della Disney/Pixar, che ha debuttato nelle sale italiane in pieno clima natalizio lo scorso 28 dicembre, e Il Libro della Vita, diretto dal messicano Jorge Gutierrez e prodotto dalla Reel FX Animation Studios/Twentieth Century Fox, che ha debuttato in Italia il 28 maggio 2015.

L’amore per i propri cari, l’accettazione ed il rispetto di sé stessi sono i temi che da sempre hanno caratterizzato le grandi storie ed in particolare i grandi successi del mondo dell’animazione. Rientrano in questa categoria due film di animazione più o meno recenti che condividono, oltre alle tematiche, anche l’ambientazione e lo spiritualismo messicano.

I lungometraggi sono ambientati in due cittadine del Messico, Santa Cecilia e San Angel, durante il Día de los Muertos, una particolare e molto sentita festa dei defunti tipica della cultura messicana, che ha luogo dal 1 al 2 novembre ed è nata dal sincretismo religioso che ha mescolato i culti precolombiani e le tradizioni europee delle feste cristiane di Ognissanti e della Commemorazione dei defunti.

Coco, trama e analisi

Miguel Rivera è il dodicenne protagonista del film Coco che sogna di diventare un grande musicista, come il suo idolo messicano Ernesto de la Cruz, ma la sua famiglia a causa di una storia d’amore tra la trisavola Imelda ed un musicista conclusasi con l’abbandono di quest’ultimo per raggiungere la fama di musicista mondiale, ha fatto sì che la musica sia diventata un taboo per tutta la dinastia dei Rivera.

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Infatti in seguito all’abbandono del musicista, la triste ma combattiva Imelda si è rimboccata le maniche per cercare di portare avanti la propria vita e quella di sua figlia Coco dando vita ad una fabbrica di scarpe a gestione familiare. Ma nonostante i diverbi e le proibizioni della famiglia, il richiamo della musica per Miguel è troppo forte e decide di esibirsi per la prima volta davanti al pubblico in un concorso musicale che si terrà durante i festeggiamenti del Día de los Muertos.

Coco e il tema della memoria dei defunti

Miguel decide di prendere in prestito la chitarra dalla tomba del suo idolo Ernesto de la Cruz, che a quanto pare è un suo antenato nonché il marito scomparso della sua trisavola, ma a causa di questo gesto viene maledetto e si trova catapultato, assieme al cane Dante, nel magico, festoso, musicale e colorato mondo dell’aldilà in gran fermento per i festeggiamenti: infatti secondo la tradizione messicana è in questo giorno che le anime dei defunti ritornano nel mondo dei vivi per andare a trovare i propri cari che li ricordano.

Nell’aldilà Miguel si troverà ad affrontare un’avventura colorata, ricca di azione, humor, momenti emozionanti, rivelazioni inaspettate, personaggi carismatici ed un’affascinante e festosa rappresentazione mai tetra dell’aldilà, che gli farà conoscere più di sé stesso, dei propri valori e della famiglia, e dell’importanza delle tradizioni, dell’amore per i propri cari, della memoria dei defunti, dell’autodeterminazione e del coraggio necessari ad inseguire i propri sogni.

Il tema della memoria dei defunti è sicuramente uno dei temi più importanti ed emozionanti della tradizione messicana e meglio trasposti in Coco. Nel film infatti le anime che non vengono più ricordate non possono far visita ai propri cari e addirittura arrivano a scomparire definitivamente.

Questo è il destino che tristemente colpisce uno dei personaggi dell’aldilà e che incombe anche su Hector, uno spirito scheletrico che Miguel incontra durante la sua avventura nell’aldilà, e che offre molti sketch divertenti ma anche emozionanti e di riflessione all’interno della pellicola.

La storia di Manolo, Joaquin e Maria Posada: Il Libro della Vita

La storia di Manolo, Joaquín e Maria Posada, protagonisti di Il Libro della Vita viene invece raccontata da una giovane guida di un museo a cinque bambini durante una gita punitiva nella sala dove è in esposizione la cultura messicana.

Il racconto è ambientato nel cuore del Messico nella città di San Angel ed è caratterizzato da un’estetica molto colorata, caricaturale e legnosa in quanto la guida utilizza per la rappresentazione delle marionette di legno meravigliosamente curate e dettagliate.

È il Día de los Muertos e gli abitanti della città trascorrono la giornata visitando le tombe dei propri cari e portando loro doni in un clima gioioso di festeggiamenti e balli. Qui La Muerte e Xibalba, rispettivamente sovrani dell’allegro e colorato Regno dei Ricordati e del tetro e triste Regno dei Dimenticati, decidono di fare una scommessa che decreterà una nuova riassegnazione dei regni.

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La scommessa si basa sull’esito della competizione tra due bambini Manolo Sanchez, l’erede più giovane di una celebre famiglia di toreri ma che sogna di fare il musicista, e Joaquín Mondragon, il figlio dell’eroe della città che ha sconfitto Chakal, il più pericoloso bandito del Messico, entrambi innamorati della ribelle Maria Posada, figlia del Generale.

I due bambini, sebbene grandi amici, sono caratterialmente molto diversi ed entrambi cercano di soddisfare le esigenti aspettative delle rispettive famiglie. L’affascinate e dolce La Muerte, scommette sul romantico e puro di cuore Manolo, mentre il tetro e disonesto Xibalba scommette sullo spavaldo e coraggioso Joaquín a cui offre una medaglia che gli dona una potente protezione contro la morte e il ferimento. Molti anni dopo Maria inizia ad innamorarsi di Manolo e per non perdere la scommessa, Xibalba riesce a trarre in inganno Manolo portandolo alla morte.

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Manolo si risveglia nel Regno dei Ricordati, dove si ricongiunge ai suoi antenati ed in particolare a sua madre e resosi conto dell’ingiustizia subita vuole ritornare nel regno dei vivi e decide di affrontare il nuovo sovrano, il vittorioso Xibalba, che lo pone dinanzi alla sua più grande paura, l’essere sé stesso.

Anche questa storia affronta il tema dell’importanza della famiglia e della memoria dei defunti, ma si sofferma maggiormente sull’autodeterminazione e sull’idea di perseguire i propri sogni, rispettando soprattutto se stessi, anche se questo vuol dire andare contro le aspettative e i desideri della propria famiglia.

Coco e Il Libro della Vita: Il paragone tra le due storie

Due storie, quella di Coco e Il Libro della Vita, tanto simili quanto ad ambientazione e tematiche, eppure così diversi nello sviluppo e nella realizzazione. Il primo, realizzato e sviluppato con una computer grafica di grande impatto, molto raffinata ed in pieno stile Disney\Pixar degli ultimi lungometraggi (Oceania e Frozen: Il regno di Ghiaccio), la seconda altrettanto curata ma caratterizzata da colori molto vividi e rappresentazioni grottesche e caricaturali, ricchi di dettagli che rievocano il cinema in stop motion, infatti la storia è raccontata ai bambini tramite l’utilizzo di marionette di legno.

Quello che rende per certi versi Coco diverso e per altri migliore a Il Libro della Vita è dovuto al maggiore spessore e stratificazione della trama. Mentre Il Libro della Vita affronta la morte, l’amore, il coraggio con un approccio semplicistico e caricaturale, questo dovuto forse perché rivolto ad un pubblico più fanciullesco, Coco, in pieno stile Pixar, decide di portare avanti una trama che affronta con più profondità le molteplici tematiche coinvolgendo maggiormente un pubblico anche adulto, alle avventure di Miguel ed Hector nell’aldilà con alcune scene molto intense ed emozionanti, senza privarsi di momenti più umoristici e personaggi macchiettistici ma trovando nell’insieme un equilibrio maggiore.

Un altro grande protagonista di entrambe le opere è la musica, reparto in cui Coco risulta avere una marcia in più rispetto a Il Libro della Vita.
La colonna sonora composta da Michael Giacchino e le canzoni scritte dal trio Germaine Franco, Robert Lopez e Kristen Anderson-Lopez sono molto emozionanti, coinvolgenti e mantengono, nonostante il doppiaggio, un perfetto eco delle tonalità della musica e dell’intonazione messicana. A tal proposito impossibile non citare Ricordami (Remember Me), la meravigliosa e commovente canzone protagonista di un momento chiave del film.

Una grande colonna sonora alla base dei film

Anche Gustavo Santaolalla e Paul Williams in Il Libro della Vita realizzano una convincente colonna sonora, ricca di alcune celebri melodie e testi messicani, ma che risulta avere un impatto minore nell’economia del film oltre a perdere nelle canzoni la musicalità e le intonazioni tipiche messicane a favore di un ritmo ed un tono meno peculiare e tradizionale. Degna di essere menzionata la toccante canzone The Apology Song cantata del protagonista Manolo nei confronti dei tori deceduti durante le corride e sulle quali il regista si schiera esplicitamente contro.

Quello che va sicuramente riconosciuto alla tradizione messicana, e quindi ai due lungometraggi in questione, è il diverso approccio nei confronti della morte rispetto ad una visione cupa ed inquietante con cui viene spesso rappresentata. Non solo l’Aldilà e il Regno dei Ricordati vengono rappresentati come luoghi colorati e popolati da allegri spiriti scheletrici sempre in festa, in particolare nel giorno dei morti, ma anche la percezione della morte da parte dei messicani è molto più luminosa, un esempio sono le scene ambientate nel cimitero, visto come un luogo accogliente, magico e di celebrazione dove i vivi condividono in allegria con i defunti musica, balli e gustose pietanze tradizionali senza dimenticare l’importanza della memoria.

Infatti più che per la morte, Coco e Il Libro della Vita ricorrono a toni cupi e sofferenti soltanto nella rappresentazione delle anime dimenticate dai vivi che svaniscono per sempre sgretolandosi come polvere.
Questo aspetto spiritualistico della morte e della memoria non è solo messicano, ma è presente anche nelle antiche e folkloristiche tradizioni italiane sempre meno conosciute.

Basti ricordare come anche Ugo Foscolo nei Sepolcri afferma l’importanza di questi ultimi quali incarnazioni della memoria privata e collettiva, o degli antichi rituali portati avanti da alcune famiglie di lasciare durante le notti dei primi giorni di novembre e delle festività natalizie le tavole imbandite per condividerle con le anime dei defunti, o lo stesso simbolismo del presepe napoletano, inteso anche come porta tra il mondo dei vivi e quello dei morti.