Come si scrive proprio o propio? Errori da evitare in italiano

La consonante “r” è spesso causa di moltissimi errori ortografici relativi alla lingua italiana. È da iscrivere tra gli interrogativi più frequenti “come si scrive proprio o propio?” Tenteremo di risolvere ogni dubbio e rispondere a tale domanda nel corso di questo articolo.

La forma da utilizzare nell’italiano scritto, perché considerata come corretta, è “proprio” con la presenza della doppia “r”. Tale termine, che può assumere valore di aggettivo, avverbio o pronome, deriva dal latino proprium (= personale) e in italiano ha mantenuto tale forma che dunque è la sola a essere accettata. È un errore scrivere “propio”? Al giorno d’oggi sì, tuttavia essa esiste e viene indicata anche nei dizionari come variante popolare o antica.

Nello specifico il vocabolario Treccani lemmatizza “proprio”, indicando immediatamente “propio” come forma popolare; il DOP (Dizionario di Ortografia e Pronuncia) invece lemmatizza entrambe le forme, tuttavia inserisce “propio” con rimando a “proprio” (propio -> proprio) e la indica come antica. Non viene indicato in alcun modo invece nel dizionario online Il Sabatini Coletti.

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L’utilizzo di “propio” nell’italiano scritto, nell’antichità così come al giorno d’oggi, può essere derivato dall’utilizzo del dialetto. Sono diversi infatti i dialetti d’Italia in cui l’avverbio, aggettivo o pronome viene pronunciato senza la seconda “r” e ciò ha influito anche nella grafia del termine. Sfogliando inoltre alcune opere letterarie è possibile incontrare ancora la forma definita scorretta, un tempo molto diffusa. Dal “Decameron” di Giovanni Boccaccio alla prima edizione di “Principj di una scienza nuova” di Giambattista Vico, ecco alcuni esempi:

  • “S’io vedessi la propia persona”, Decameron.
  • In forza e ragione di si fatte propie Religioni, propie Leggi, propie Lingue”, Principj di una scienza nuova.