Con l’emergenza coronavirus non si fa altro che leggere in giro lamentele. Gente stanca di starsene in casa, gente che fugge con l’ultimo treno della notte verso le proprie famiglie, gente che si affolla in un locale dove non è possibile stare l’uno ad un metro di distanza dall’altro.
Perché succede tutto questo? Perché in una realtà frenetica come la nostra, dove tutti soffrono lo stress e l’iperattività, quando viene chiesto di staccare la spina, la gente impazzisce?
L’ozio fa più paura del coronavirus
L’idea di essere contagiati dal Covid-19 spaventa, ma non meno di quella di essere prigionieri della propria casa e, probabilmente, dei propri pensieri.
Il dolce far niente, un concetto che si sta pian piano perdendo. In una società che punta all’essere produttivi sempre e comunque, ci si dimentica che oziare è importante, significa prendersi cura di sé.
Quando, nel corso dello sviluppo della nostra natura umana, abbiamo smesso di considerare piacevole lo svago? Le specie animali impiegano il tempo della loro vita per nutrirsi, svolgere le funzioni vitali e, soprattutto, riposare serenamente.
Noi essere umani abbiamo da secoli il dovere di produrre e lavorare. Non si tratta di un bisogno biologico. È una esigenza inculcataci dalla società consumistica nella quale viviamo.
Il tempo passato a casa non è sprecato
Per la nostra società il tempo è oro, nel senso letterale del termine. Ne consegue che l’ozio è mal visto e diviene un peccato. Non è bene fermarsi, non si deve perder tempo perchè il tempo è denaro.
Questa è il nostro credo, una cruda realtà: chi si concede un minuto del giorno libero per non fare nulla, senza essere attivo in qualche cosa, in particolare in qualcosa legato alla produzione intellettuale, è un inutile, un pigro, una persona che non sa usare il tempo.
A causa di questa “esigenza” di sfruttare il tempo, si è persa la possibilità di goderne invece di soffrirne quando non si ha nulla da fare.
La linea tra ozio e inattività è molto sottile, ma la differenza è sostanziale, come si legge dalle parole di Kundera:
Nel nostro mondo l’ozio è diventato inattività, che è tutt’altra cosa: chi è inattivo è frustrato, si annoia, è costantemente alla ricerca del movimento che gli manca.
Il mondo in cui viviamo ci spinge a pensare che fermarsi è sbagliato. Per questa ragione ci sentiamo in dovere di “muoverci” sempre, di dimostrare che stiamo continuamente facendo qualcosa e quando capita che dobbiamo fermarci, non sappiamo come reagire.
Impariamo una lezione di vita
Prendiamo il meglio da ogni esperienza e impariamo l’arte del “dolce far niente”.
Facile a dirsi, ma la pratica può risultare complicata. Si tratta di imparare a ritagliarsi dei momenti per sé, anche brevi, di mettersi comodi lì dove nessuno ci disturba e … respirare.
Chiudere gli occhi e non fare niente, immobili. Concentrarsi solo sul proprio respiro, pensare esclusivamente all’attività di inalare l’aria e di espellerla lentamente.
Ignorare i pensieri negativi
È probabile che ciò che risulta insopportabile dell’oziare alla maggior parte delle persone, sia il dover affrontare i conflitti e i pensieri più profondi del proprio io. Quando si è continuamente attivi, la mente è impegnata e non è possibile riconoscere cosa si nasconde nel profondo della nostra anima.
Compiere il dovere imposto ci procura un senso di pace e ci permette di ignorare i pensieri scomodi schiacciati dalla frenesia della vita. Il dolce far niente permette l’introspezione dal relax, la pausa, il riposo, la scelta del ritmo di vita, la contemplazione dell’ambiente e dell’altro, del fluire della vita. Il dolce far niente è indispensabile per una vita piena e autentica, sfruttiamolo.