Crisi Governo Lega-M5S: i motivi della crisi e quando si vota

La Lega ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti del premier Conte e ci si pronuncerà dopo Ferragosto

Cosa succede adesso

Il rapporto tra Lega e Movimento 5 Stelle si è incrinato il 7 agosto, quando il Parlamento ha bocciato la mozione anti-Tav presentata dal Movimento 5 stelle. Inizialmente si pensava ad una “crisi parlamentarizzata”, secondo la quale il presidente del Consiglio si sarebbe recato a Palazzo Madama per controllare di avere ancora la fiducia del parlamento oppure sottoporsi a un voto di sfiducia. Seconda strada intrapresa dalla Lega.

Cosa succede adesso? La legge stabilisce che devono passare almeno tre giorni dalla presentazione della mozione al voto effettivo. Scenario complicato ulteriormente dal fatto che i parlamentari sono in ferie e le Camere devono essere riconvocate. Un’altra mozione di sfiducia si accompagna a quella nei confronti di Giuseppe Conte: ossia quella depositata dal Pd nei confronti di Salvini. Secondo il deputato dem Stefano Ceccanti, che è anche professore di diritto costituzionale, quest’ultima avrebbe la precedenza.

Se la mozione di sfiducia avrà esito positivo, allora il governo accadrà ufficialmente e la palla passerà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiamato ad aprire la fase delle consultazione e decidere in che direzione muoversi.

Varie opzioni bussano alla porta:

  • Mattarella potrebbe aprire la fase delle consultazioni per verificare se c’è una nuova maggioranza;
  • Affidare il governo a un esecutivo tecnico;
  • Indire nuove elezioni: il governo potrebbe restare in carica solo per i cosiddetti affari correnti, ovvero per adempiere agli obblighi economici e finanziari del paese, tra cui approvare la manovra e gli italiani tornerebbero alle urne in autunno (il 13 o il 27 ottobre, probabilmente).

Da non escludere l’opzione paventata da Di Maio: restare in carica fino al 9 settembre, approvando in ultima istanza il disegno di legge costituzionale per il taglio dei parlamentari; in questo caso si voterebbe in primavera.

Se un disegno costituzionale viene approvato a maggioranza assoluta, una parte del parlamento (oppure 5 Regioni) possono infatti chiedere entro tre mesi che la riforma venga confermata con un referendum costituzionale, che può essere indetto nei successivi tre mesi. Se poi i cittadini dovessero confermare la volontà di votare, ci sarebbe bisogno di una nuova legge elettorale.

Le scadenze

Una serie di scadenze dovrebbero essere risolte dal governo giallo-verde, quali:

  • 26 agosto: presentare il candidato italiano a commissario dell’Unione europea;
  • 12 settembre: arriva in parlamento la nota di variazione del Documento di economia e finanza;
  • entro il 15 ottobre il governo deve trasmettere a Bruxelles il documento programmatico di bilancio;
  • 27 ottobre: scade il termine per l’approvazione della manovra 2020.