Chi lo avrebbe mai detto che le acque del Mar Ionio sarebbero potute finire sotto il mirino della Edison S.P.A., azienda italiana leader nel mercato energetico? Meno turismo e più petrolio, sarebbe curioso chiedere cosa ne pensino a riguardo i commercianti locali di Santa Maria di Leuca, loro i primi soggetti a rischio per salute e lavoro.
La Edison ha infatti dichiarato di volere sondare i fondali marini di suddetta zona per cercare nuovi giacimenti di fonti fossili. La tecnica con la quale si metterebbe all’opera è quella dell’air gun, dispositivo generatore d’onde d’urto tanto forti da mettere a repentaglio anche l’equilibrio della biodiversità dell’ecosistema marino.
Greenpeace denuncia la tecnica dell’air gun
Coralli, spugne, tonni verrebbero sottoposti continuamente a questo bombardamento sonoro senza la certezza che, dopo questo trattamento, dai fondali possano effettivamente sgorgare petrolio o gas naturale.
Insomma, ancora una volta si cammina alla cieca e la voce di denuncia dell’associazione ambientalista Greenpeace Italia ha deposto sulla scrivania del Ministero dell’Ambiente denunce, sopra cui Alessandro Giannì, lo stesso direttore delle campagne di Greenpeace Italia si è domandato “Cosa aspetta l’Italia a darsi un indirizzo conseguente agli impegni accordati in sedi internazionali come quello di Parigi”?
Alla sua voce si uniscono all’unisono tutte quelle che sperano di non vedere Santa Maria di Leuca abbandonata a se stessa nell’ennesimo tentativo distruttivo.