I social network preferiscono mettersi al riparo dalle polemiche sulle elezioni politiche: Facebook fa scegliere agli utenti se bloccare pubblicità politiche
Con l’avvicinarsi delle elezioni degli Stati Uniti, nascono nuove polemiche sul ruolo dei social network nelle campagne elettorali presidenziali. Il braccio di ferro è nato proprio in occasione dei tweet infuocati di Donald Trump contro i manifestanti di Black Lives Matters.
Twitter aveva inserito una disclaimer su alcuni post di Trump, lasciandoli comunque visibili. La scelta ha irritato il presidente a tal punto da firmare una legge che esenta i social network dal controllo. In altre parole si tratta di non riconoscere tali aziende come soggetti editorali, costretti alla moderazione di tutti i commenti inseriti in piattaforma. Da oggi, quindi, sarà possibile solo rimuovere commenti con contenuti illegali o toni aggressivi.
Secondo Trump il fact-checking bloccherebbe l’informazione sui social, quindi meglio abolirlo. Nonostante le proteste dei big californiani, si è deciso di assecondare l’ordine per non fomentare polemiche. Facebook però è andato anche oltre e negli USA gli utenti potranno decidere se bloccare totalmente qualsiasi tipo di annuncio politico o sociale.
Blocco annunci politici su Facebook: i rischi dell’operazione
La scelta ha causato numerose polemiche, com’era prevedibile. In prima istanza nasce sempre il problema dell’arbitrarietà del provvedimento. Facebook è stato molto generico su cosa si intenda per annuncio politico, riferendosi a:
all social issue, electoral or political ads from candidates, Super PACs or other organizations that have the ‘Paid for by’ political disclaimer on them
Ciò significa che sono inclusi anche movimenti teoricamente non partitici, come per l’appunto tutta la galassia di Black Lives Matters. Ma la censura potrebbe riguardare anche eventi culturali a sfondo sociale. Bisognerà quindi vedere come agirà il filtro di Facebook.
Rischio troll e profili fake: cosa può succedere?
Come è ben noto anche in Italia, gli annunci sponsorizzati non sono l’unico mezzo per pubblicizzarsi. Esistono gruppi, profili fake, giornali direttamente riconducibili a determinati partiti. La galassia, insomma, è infinita. Bloccando la comunicazione istituzionale si rischia quindi di consegnare gli utenti nelle mani di profili aggressivi.
Verrebbe limitata anche la potenza di fuoco dei piccoli partiti, che dovranno contare solo sulle visualizzazioni “organiche” per farsi pubblicità. In altre parole tali regolamenti potrebbero solo complicare uno scenario già molto teso.