Hashgraph lancia la sfida a Blockchain per la gestione della criptovaluta più conosciuta al mondo, il bitcoin.
Il bitcoin ha recentemente raggiunto un valore pari a 10 mila $ . Un vera e propria ascesa valutaria che pare non conoscere sosta.
Il valore corrente calcolato su tutti i bitcoin in circolazione ha raggiunto i 180 miliardi $, una cifra di gran lunga superiore rispetto al totale delle banconote e monete presenti nello UK (in dollari, circa 103 miliardi).
Ma quale sistema utilizzare per convertire tanta ricchezza in altre valute più comuni? Di questo si è sempre occupato Blockchain, una base di dati introdotta dallo stesso Bitcoin nel 2008.
Blockchain è formato da una serie di blocchi, all’interno dei quali sono memorizzate tutte le transazioni valide. Ogni elemento della catena è caratterizzato da un marcatore temporale (timestamp), il quale tiene semplicemente traccia dei trasferimenti avvenuti.
I passaggi di criptomoneta sono anonimi e devono necessariamente essere approvati dal 50%+1 dei nodi presenti. A raccontarlo così potrebbe apparire un metodo molto complicato. Ma, visto il largo successo riscontrato di recente, si presume che più di un utente ne abbia compreso il reale potenziale.
Blockchain è stata definita da molti la nuova internet perché in grado di trasferire dati, in questo caso denaro, adottando dei meccanismi che assicurino la privacy dell’utente.
Venire incontro a queste due necessità ha permesso alla piattaforma di radunare un nutrito numero di investitori. Però, all’orizzonte, si profila un competitor di tutto rispetto. Stiamo parlando di Hasphgraph. Simile a Blockchain, Hasphgraph viene presentata, dai suoi creatori, come una tecnologia più sicura, più veloce ed efficiente.
Perché Hashgraph dovrebbe rimpiazzare Blockchain?
Hashgraph riuscirebbe, con il solo limite della larghezza della banda, a gestire oltre 250 mila transazioni al secondo, contro le 7 di Blockchain. Quindi, prendendo in considerazione questi dati, sarebbe 50 mila volte più veloce. Ma non solo.
La piattaforma sarebbe in grado di risolvere anche il problema rappresentato dall’ordine delle transazioni. In Blockchain, a occuparsi di queste operazioni sono i miners. Questi si incaricano di “minare” (da qui il termine) nuovi bitcoin e verificare la validità dei passaggi.
Hashgraph ha deciso di stravolgere questo sistema, puntando interamente sul consenso prestato attraverso stampigliatura di data e ora. Un metodo ritenuto più veloce e che necessiterebbe di uno spazio molto più esiguo rispetto a Blockchain (appena 1 gb, a fronte dei 60 gb utilizzati dal vecchio sistema per la registrazione di una singola transazione).
Più veloce, efficiente e sicuro.
Si, perché in Hashgraph nessun utente può impedire che si verifichino le condizioni necessarie alla registrazione di una transazione. Se ciò accadesse, verrebbe rilevato immediatamente un conflitto.
Ma Hashgraph non è pubblica
Il tallone d’Achille della piattaforma è forse il suo essere proprietaria. E non è un difettuccio da poco. Dogma irrinunciabile in un sistema di gestione di criptovalute è che il software del database sia open-source. Non si può sindacare su questo concetto.
Blockchain è nato ed si è sviluppato in virtù di questo principio e, ora che è maturo, ne ha potuto trarre beneficio. Hashgraph, invece, appartiene a una società, Swirlds, la quale inevitabilmente non divulgherà i dettagli dell’algoritmo.
Sebbene sia nata con i presupposti migliori, Hashgraph non sarà probabilmente in grado di sostituire Blockchain. Quest’ultima è cresciuta, in uno dei tanti vicoli di internet, insieme al supporto dei propri utenti. Come in Rocky V, un promettentissimo competitor ha dimenticato la regola più importante: non combattere mai contro chi viene dalla strada!