Ilaria Porceddu, nuovo album “Di questo parlo io”: la recensione

Sulla scia del successo del singolo “Sette cose”, per Ilaria Porceddu è tempo di lanciare il suo nuovo album “Di questo parlo io”, che arriva a quattro anni di distanza dal suo ultimo progetto discografico. Disponibile a partire dal 7 aprile, nei negozi di dischi e in tutti i digital store, il lavoro si avvale della direzione artistica di Francesco Gazzè, Clemente Ferrari e Francesco De Benedittis.

Per la giovane artista sarda, che si è aggiudicata l’edizione 2004 del Festival di Castrocaro, oltre ad aver preso parte alla prima storica edizione italiana di X-Factor, si tratta nove brani inediti che mettono in risalto la sua voce cristallina. Il disco si apre con voce l’intensità del brano “Sas arvures”, interpretato nella sua lingua madre. Scritto con l’autore Alessandro Carta per la colonna sonora del cortometraggio “Per Anna” compreso nella cinquina dei David di Donatello 2015, mostra il legame dell’artista con la sua terra, ri-sottolineato nel pezzo che chiude l’album, intitolato “Lu curaggiu”.

Il lato pop della Porceddu è ben rappresentato da due brani radiofonici scritti ad hoc per lei dal prestigioso team di autori che ha collaborato al disco e che ha scritto in passato per Max Gazzè, Nek, Carmen Consoli, Marco Mengoni: Sette cose”, anticipato una settimana prima dell’uscita dell’album e “Eva si fa fare”, dalle strofe che ricordano il mondo autorale di De Andrè e con ritornelli dall’aria internazionale firmati Francesco De Benedditis, Antonio Toni e F.Gazzè.

I brani si rincorrono rivelandoci le diverse sfaccettature della nuova Ilaria, che ha scritto quasi tutte le musiche dell’album, più matura nel brano che porta il titolo dell’album “Di questo parlo io”, in collaborazione con l’attore e ex fiamma Attilio Fontana o allegramente spensierata in “Cest l’amour”, un valzer a metà tra suoni elettronici, fisarmonica e un arrangiamento che strizza l’occhiolino alle orchestrazioni degli anni ’50 e ’60. I pezzi si alternano e raccontano storie, come in “Lisa”, dedicata ad una figura chiave della sua vita: sua nonna, o si aprono a importanti momenti radiofonici come il duetto con Max Gazzè in “Tu non hai capito”.

L’apice dell’ascolto arriva con uno dei brani migliori in assoluto di questo nuovo lavoro discografico: “Tabula rasa”. Una sofisticata ballad dall’arrangiamento minimale di pianoforte e archi, dove tutto il pathos è affidato alla sua voce che sa trascinarci in una microstoria quasi cinematografica grazie alle immagini di un testo coraggioso, moderno e quasi sfacciato – è segnalato infatti come esplicito – che unisce la bellezza e eleganza della migliore poesia d’autore alla forza della realtà. Un testo importante, scritto da Gae Capitano e Francesco Gazzè (che già avevano collaborato per il disco di Platino “Il Padrone della festa” di Fabi-Silvestri-Gazzè, regalandoci la bellissima “Il Dio delle piccole cose”) e che infatti è stato notato e segnalato da Mario Luzzatto Fegiz, uno dei nostri più importanti – e solitamente feroci – critici musicali italiani, che ne ha parlato in un articolo del Corriere della sera il 13 Marzo. Sarebbe un vero peccato, diciamo pure un terribile spreco, se questo pezzo non uscisse come futuro singolo, anche se la sua dimensione delicata e preziosa lo avvicina di più alla grande canzone d’autore che agli attuali motivetti radiofonici.

IlariaPorceddu-DiQuestoParloIO

DI QUESTO PARLO IO (TRACKLIST)

  1. SAS ARVURES (Alessandro Carta/Ilaria Porceddu)
  2. EVA SI FA FARE (/Ilaria Porceddu/Francesco De Benedittis)
  3. DI QUESTO PARLO IO (Francesco Gazzè/Attilio Fontana/Ilaria Porceddu)
  4. TU NON HAI CAPITO (Francesco Gazzè/Francesco De Benedittis/Alessando Ciuffetti)
  5. TABULA RASA (Francesco Gazzè/Gaetano Capitano/Ilaria Porceddu)
  6. SETTE COSE (Francesco De Benedittis/Antonio Toni)
  7. LISA (Ilaria Porceddu/Attilio Fontana)
  8. C’EST L’AMOUR (Francesco Gazzè/Stefano Galafate Orlandi)
  9. LU COR’AGGIU (Alessandro Carta)

Scritto da Nico Donvito

Appassionato di scrittura, consumatore seriale di musica e spettatore interessato di tutto ciò che è intrattenimento. Innamorato della vita e della propria città (Milano), ma al tempo stesso viaggiatore incallito e fantasista per vocazione.