Inchiesta Corruzione Roma: chiesti dieci mesi di reclusione per la Raggi

La Raggi è imputata per falso documentale in merito alla nomina di Renato Marra alla direzione del dipartimento Turismo del Comune di Roma

Dieci mesi di reclusione per Virginia Raggi. La richiesta è stata effettuata dalla Procura nel corso dell’udienza che si è tenuta presso il tribunale di Roma. La sindaca di Roma è accusata di falso documentale in merito alla nomina di Renato Marra alla direzione del dipartimento Turismo del Comune di Roma.

La testimonianza di Carla Raineri

Nel corso della nuova udienza, iniziata oggi presso il tribunale di Roma, è stata sentita in aula l’ex capo di ganibetto Carla Romana Raineri, la quale ricoprì il ruolo per circa un mese subito dopo l’elezione della sindaca. La Raineri si dimese in seguito alle polemiche scoppiate per lo stipendio da record che percepiva: infatti la cifra ammontava intorno a 193 mila euro l’anno.

Durante la testimonianza, l’ex assessore al Turismo ha dichiarato:

Io ho cercato di intercettare l’attenzione del sindaco su tanti temi, tra i quali anche il riordino delle partecipate e i rifiuti. Il mantra era: ‘Ne parli con Marra o con un Romeo’. Io non potevo dialogare col sindaco, dovevo pietire la loro attenzione e invece che consigliare il sindaco, dovevo farmi consigliare da loro”.

E sulla vicenda Marra, continua Carla Raineri, egli “non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco”.

E ha aggiunto:

“Stavano in tre in una stanza a porte chiuse, per riunioni inaccessibili a tutti se non all’allora vice sindaco Daniele Frongia. Marra aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca. Erano stati coniati vari epiteti per Marra, eminenza grigia, Richelieu, sottolineando la debolezza della sindaca come quella della zarina ai tempi di Rasputin. Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine”.

La posizione della Procura di Roma

Secondo la Procura di Roma la sindaca Virginia Raggi “mentì alla responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio nel dicembre del 2016“. Se la Raggi avesse riferito che la nomina di Renato Marra venne stata gestita dal fratello Raffaele, sarebbe stata protagonista di un’inchiesta e “in base al codice etico allora vigente negli M5S, avrebbe dovuto dimettersi”. Lo ha riferito in aula il procuratore aggiunto Paolo Ielo che ha chiesto alla corte l’acquisizione del codice etico M5S vigente nel 2016.

Il codice etico M5S del 2016 prevedeva in caso di indagine penale a carico di un ‘portavoce’ la sua ineleggibilità o, se già eletto, le dimissioni. Ielo ha spiegato a tal proposito:

“Se la sindaca avesse detto la verità e avesse riconosciuto il ruolo di Raffaele Marra nella scelta del fratello, l’apertura di un procedimento penale a suo carico sarebbe stata assai probabile. Lei era consapevole che in casi di iscrizione a modello 21 rischiava il posto è per questo mentì. Il codice etico fu modificato nel gennaio del 2017”.

L’audizione di Virginia Raggi

Dopo la deposizione di Carla Raineri, ha preso la parola la sindaca di Roma Virginia Raggi:

“La deposizione di Carla Raineri a tratti mi è sembrata surreale. In questo processo si parla di un mio presunto falso e per quatto ore abbiamo ascoltato parole simili a gossip. Non ho mai risposto alle interviste rilasciate, a volte mordendomi la lingua, per le cose palesemente false affermate”.

La Raggi ha aggiunto di non coscerere molto bene la Raineri e “mi era sembrata una persona molto preparata. Per me era una opportunità avere un magistrato di primaria importanza come capo di Gabinetto. Anche se trovai subito strano il fatto che quando chi hanno presentate disse, ‘non ti preoccupare starò qui al massimo 1 anno, 1 anno e mezzo”.

Luigi Di Maio si è espresso in merito che vede imputata Virginia Raggi:

Per quanto riguarda il sindaco di Roma, io non conosco l’esito del processo ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete”.

Arriva immediata la replica della sindaca di Roma:

“Il codice etico del 2016 relativamente agli indagati non è stato mai applicato. Solo in un caso, quello del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, si arrivò alla sospensione perché non aveva comunicato la sua iscrizione nel registro degli indagati”.

Scritto da Veronica Mandalà

Palermitana d'origine, amo scrivere di tutto e osservare la realtà a 360 gradi.