Un anno dopo gli eventi del film originale, la scatola del gioco da tavolo Jumanji viene ritrovata da un ragazzo su una spiaggia esattamente dove era stata abbandonata nel 1995. Incuriosito, il giovane se la porta a casa ma non appena scopre di cosa si tratta perde interesse dato che la sua passione sono i videogiochi.
Ma nella notte la magica scatola di Jumanji si trasforma proprio in una cartuccia per videogame e il ragazzo, questa volta molto stuzzicato, decide di giocarci all’istante. Tuttavia, di li a poco il potere occulto del gioco lo risucchia al suo interno, proprio come era accaduto al giovane Alan Parrish molti anni prima.
La stessa cartuccia viene ritrovata ai giorni nostri da quattro liceali in punizione negli scantinati della loro scuola. Dopo aver iniziato la partita, anche a loro spetterà la stessa sorte del ragazzo di venti anni prima e una volta dentro il gioco e prese le sembianze degli avatar che avevano scelto, dovranno vedersela con la feroce giungla di Jumanji e portare a termine una missione se non vorranno restare intrappolati nel gioco per sempre.
Jumanji, la recensione del film
In una sorta di continuità temporale, il nuovo Jumanji firmato da Jake Kasdan riprende la storia dove era stata interrotta dal primo film e la adatta ai giorni nostri cercando di dare nuova linfa alla saga attraverso diversi espedienti, sebbene non tutti convincenti. Questo già era chiaro dalla pubblicazione della clip del film.
Uno di questi è il ribaltamento degli universi narrativi dato che, a differenza del primo film, questa volta non è Jumanji a entrare nel mondo reale ma il contrario, ovvero saranno i quattro ragazzi ad essere trasportati al suo interno.
Un altro espediente è la rielaborazione in chiave videoludica di Jumanji che da gioco da tavolo diventa un videogioco. Tale scelta incide fortemente sull’intero impianto narrativo del film che viene a tutti gli effetti vissuto e raccontato come una sessione di gioco senza però ricadere nell’ovvio o nel didascalico dato che la sceneggiatura è stracolma di tecnicismi dei videogiochi senza però risultare incomprensibile a chi non ne è avvezzo.
Tuttavia, lo spettatore può tranquillamente restare all’oscuro dei termini tecnici e dei pochi luoghi comuni sul mondo nerd poiché il film strizza l’occhio ad un pubblico più mainstream possibile e in questo il ruolo dei personaggi è fondamentale. Riguarda proprio la caratterizzazione dei protagonisti un altro degli espedienti introdotti dal film, le cui dinamiche sembrano puntare più a intrattenere il pubblico con battute e gag non proprio esaltanti piuttosto che prendere sul serio le dinamiche del gioco e l’avventura nella giungla. Le loro relazioni sembrano essere solo abbozzate e i dialoghi non si spingono oltre la patina di superficialità tipica di certi teen movie.
Ciò che davvero funziona in questo film non è tanto il potere magico di Jumanji, quanto invece la leggerezza con la quale riesce a non prendersi sul serio. Quello che più fa ridere il pubblico sono le nuove identità assunte dai giocatori che si ritrovano a ricoprire i panni di personaggi lontani anni luce dalle loro personalità.
Così, il nerd impacciato con le ragazze diventa un fustacchione tutto muscoli, l’asso dello sport diventa un porta zaino esperto di biologia, la ragazza scontrosa e annoiata si ritrova atletica e attraente mentre quella più popolare della scuola sempre a caccia di like diventa un uomo panciuto di mezza età.
Le loro battute e i siparietti comici sono il vero traino di una storia altrimenti fin troppo banale e scontata anche se in questo modo il film rischia di passare solo per un mero espediente comico quando invece si sarebbe potuto osare di più su dinamiche più profonde (come il rapporto tra mondo reale e mondo virtuale) oppure rendere la trama più incisiva invece di servire qualcosa di ampiamente prevedibile.
L’intento però di questo nuovo Jumanji non era forse questo, bensì quello di dare al pubblico un film disimpegnato e dai toni leggeri, capace di strappare qualche risata e di ammiccare al mondo dei social. Forse risiede proprio in questo l’espediente più riuscito del film, essere in grado di intrattenere e di non presentare mai momenti vuoti.
Per il resto la pellicola non brilla per inventiva e presenta quel tanto che basta per essere guardabile. I nostalgici non resteranno però delusi dai numerosi omaggi e riferimenti che il nuovo Jumanji celebra al primo, ennesima dimostrazione di una continuità temporale che si vuole dare alla saga.