Siamo la prima società iperconnessa della storia de mondo. Ora che internet è uscito dalle nostre case e ci segue nello smart phone, spegnamo il cervello e ci affidiamo alla sapienza del web.
Internet è diventato il protagonista indiscusso di molti ambiti della nostra vita. Sul web ci si relaziona con gli amici (e non), si lavora, si fanno acquisti, ci si informa e ci si intrattiene. L’uso eccessivo di internet si riflette anche nel nostro linguaggio.
Fino a dieci anni fa verbi come whatsappare, linkare, taggare, bannare, postare o parole come selfie, tweet, hashtag non avrebbero avuto senso. Oggi, nonostante molte di queste parole facciano venire la pelle d’oca ai conservatori della lingua italiana, sono divenute di uso quotidiano.
Così una festa di compleanno si organizza con un evento su Facebook e per condividere esperienze con gli amici si caricano interi album di foto. Online si “firmano petizioni”, si condividono video per il sociale e ci si candida per i più svariati lavori.
Un recente aggiornamento di WhatsApp riesce addirittura a farci inviare foto in tempo reale senza dover attendere i tempi di caricamento. La nostra generazione iperconnessa guarda lo schermo del telefono prima di coricarsi e lo riguarda appena sveglia al mattino.
Un po’ di dati sconcertanti
Il report digital in 2018, lanciato ogni anno da We are social, una piattaforma che monitora e analizza i dati sull’utilizzo del web, mostra come più del 50% della popolazione mondiale abbia accesso a internet.
Dunque su 7,5 miliardi di persone, circa 4 miliardi si connettono a Internet, con una crescita del 7 per cento, rispetto a gennaio 2017. Di queste circa 3 miliardi sono attive sui social, l’uso dei social media da mobile è infatti cresciuto del 14% su base annua. Si stima che per il 2018 le persone trascorreranno connesse complessivamente un miliardo di anni, di cui 325 milioni sui social.
Il caso italiano
Rispetto al 2017 c’è stato un aumento del 10 per cento di utenti connessi al web. Analogamente è cresciuto il numero di utenti che utilizza i social media . Infatti un terzo delle 6 ore trascorse online è riservato ai social.
Di tutto questo tempo passato davanti ad uno schermo non tardano ad arrivare gli effetti indesiderati. Si sente spesso parlare di dipendenza da web, questa riguarda generalmente l’utilizzo dei social network. Molti utenti ammettono che in caso di inaccessibilità ai propri social, dovuta magari ad un virus o un blackout, patiscono un’effettiva crisi.
Studi internazionali mostrano preoccupazione per casi di razzismo, stupidità e cattiveria associati alla moltitudine di contenuti presenti nel web. Ulteriori patologie scaturite dal web sono state denominate:
F.O.M.O. (Fear of Missing Out), ovvero paura di perdere alcune delle notizie che girano nel web. Il controllo frequente dei social, delle email e dei gruppi di whatsapp crea negli utenti ansia e paura di perdere notizie e notifiche;
NOMOFOBIA (No Mobile Phobia), si tratta in questo caso del senso di panico e smarrimento che provano gli utenti quando dimenticano il proprio mobile o non possono recuperarlo;
CYBERCONDRIA, ovvero l’abitudine di cercare sul web i sintomi di un malessere per cercarne la ragione. Spesso questa tendenza porta ad una eccessiva preoccupazione per gli allarmanti risultati ottenuti.
Queste ed altre patologie stanno man mano invadendo la nostra quotidianità minando la serenità psicologica della nostra società iperconnessa.
Come tutti gli eccessi, anche l’essere sempre connessi e con la testa china su uno schermo diviene un difetto; una deviazione del principio per il quale internet è nato e si è sviluppato. Quello che doveva essere una facilitazione per la nostra vita, si sta rivelando la nostra condanna.
Si dovrebbe avere più paura di perdersi la vita per rincorrere dietro una notifica e non del contrario. Bisognerebbe alzare la testa e godersi la vista del mondo reale, quello senza filtri; quello dove le interazioni riguardano emozioni autentiche che esplodono improvvisamente sulle labbra delle persone, come un sorriso. Un mondo fatto di interazioni per le quali non bisogna scorrere un elenco di emoji al fine di descrivere ciò che si sta provando.