Dopo il nostro articolo su “L’esercito del selfie”, il papabile tormentone dell’estate 2017 di Takagi e Ketra, cantato da Arisa e Lorenzo Fragola, abbiamo interpellato l’illustre critico musicale Maurizio Scandurra che ci ha esposto il suo pensiero a riguardo:
“Intelligenti pauca. Ecco sinceramente quel che penso di quella che ritengo una banale canzone per infanti, sin dal titolo: in primis perché la società moderna, avendo perso qualsiasi gusto e attitudine al bello, si è ridotta inesorabilmente a una serie di claims, slogan, frasi fatte, luoghi comuni che abbrutiscono il linguaggio, offendono la mente. E, soprattutto, scoraggiano qualsiasi afflato o slancio di tutti coloro che fanno della ricerca della parola, di una certa sintassi, di un certo gusto per il lessico, il punto di forza delle proprie composizioni. Ho sempre cercato di difendere la mia intelligenza da qualsivoglia forma di tentazione o attacco di una modernità asfittica e imperante, che impone l’ascolto di fenomeni di non-senso e non-contenuto”.
“In tal ottica – prosegue Scandurra – ‘L’esercito del selfie’ rappresenta quanto di più inutile e contenutisticamente squalificante si possa pensare in questo preciso momento storico di crisi di cultura e valori: più per chi l’ha composto e la canta, che non tanto per chi, come me, è stato costretto ad ascoltarla, per ovvie ragioni di forza radiofoniche. Il testo del brano è un’accozzaglia di ingredienti che tra loro stonerebbero, così come mettere il dolce col salato, nonostante qualche chef cosiddetto moderno pensi, a torto, il contrario. L’abuso ingente, smodato e assolutamente reiterato di parole d’uso comune, desunte da un mondo della tecnologia che – anziché accendere – spegne i cervelli, è lo specchio sul pentagramma di un’incessante forma di maltrattamento continuamente perpetrata ai danni di una cultura, un gusto, dei valori di riferimento che dovrebbero fare invece della musica l’espressione del bello. Don Bosco ha sempre predicato insegnamenti costruttivi ai giovani: Takagi e Ketra, forse, sembrano dimenticarsene o ignorarne i santi precetti”.
“Il suono di questa canzone è costruito su misura per i due interpreti che, con tutto rispetto, non fanno la differenza nella musica italiana: Lorenzo Fragola che, come dice il nome stesso, è arrivato alla frutta già da diverso tempo, e Arisa che, dopo aver perso l’occasione della sua vita nella rottura del rapporto con la Warner Music, tenta in tutti i modi di legarsi a questo o a quel fenomeno del momento. Non bastava la sua collaborazione con Fedez e J-Ax, adesso anche quella con Takagi e Ketra. Canzoni come ‘L’esercito del selfie’ sono la prova che gente che in altri anni non avrebbe mai potuto fare musica, né scriverla, né comporla, né produrla, né arrangiarla e né tantomeno cantarla, oggi, invece, purtroppo, domina le classifiche. A discapito degli artisti veri. O tempora, o mores! Cicerone docet”, conclude il suo intervento il critico musicale.