Omicidio Yara: confermato ergastolo per Bossetti

Dopo ore di processo, la Corte d’assise ha confermato l’ergastolo per Massimo Bossetti. Il muratore di Mapello passerà dunque il resto della sua vita in carcere, con l’accusa di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio, il 26 novembre del 2010. I legali di Bossetti hanno già dato per scontato il ricorso in Cassazione.

MASSIMO BOSSETTI CONDANNATO ALL’ERGASTOLO

Impassibile e silenzioso Massimo Bossetti, mentre veniva letta la sua sentenza. Conferma dell’ergastolo per aver ucciso Yara Gambirasio. Le lacrime sono salite, a detta di alcuni testimoni, soltanto una volta nella gabbia degli imputati. “Poteva essere mia figlia- aveva detto Bossetti d’avanti al giudice -la figlia di tutti noi. Neanche un animale avrebbe usato tanta crudeltà”, ma non è stato creduto.
Prove troppo iportanti marciano contro di lui, tanto da ritenerlo responsabile e meritevole della pena dell’ergastolo. I suoi legali sono in accordo per fare un ricorso alla Cassazione. “Si è assistito alla sconfitta del diritto-  questo il loro commento -Aspettiamo le motivazioni, ma il ricorso in Cassazione è scontato”.

UN PENSIERO A YARA AD INIZIO PROCESSO

All’inizio del processo, Massimo Bossetti aveva voluto rivolgere un sincero pensiero alla ragazzina e urlare ancora una volta la sua innocenza. Tutto questo però non è stato sufficiente. Troppe prove scottanti lo inchiodano come colpevole, primo fra tutti il DNA trovato sul corpo della povera vittima. Prove difficili da non considerare, anche se Bossetti ha insisitito fino all’ultimo per provare la sua innocenza:
“Sono sicuro che questo Dna non è il mio- queste le parole del muratore di Mapello -vi supplico e vi imploro di disporre la perizia. Non sono un assassino, capitelo una volta per tutte. La violenza non è la mia indole, nel cuore di Bossetti c’è l’amore per la famiglia, non la violenza. Non posso marcire in carcere per un delitto che non ho commesso”.