Molti commentatori hanno accolto in maniera non positiva le parole dell’assessore regionale della Lombardia Gallera. Nel suo consueto punto sulla situazione Covid in regione ha dichiarato:
L’ospedale fortunatamente non è servito a ricoverare centinaia e centinaia di persone in terapia intensiva. E di questo stiamo contenti perché vuol dire che oggi c’è un bisogno sanitario inferiore
Ciò significa quindi che il grande sforzo dei sovvenzionatori (dai maggiori ai minori) è stato reso quasi vano dalla realtà dei fatti. La polemica, però, sussiste da alcuni giorni. I progetti originali prevedevano ben 400 posti di terapia intensiva, rendendo la Fiera il più grande reparto di terapia intensiva in Italia. All’apertura, poi, è stato dichiarato che i posti letto sarebbero stati 208, comunque un numero considerevole. Tuttavia nei primi giorni dopo l’inaugurazione, solo 10 persone erano effettivamente ricoverate in fiera. Tutti pazienti provenienti da altri ospedali sovraccarichi del circondario.
Le polemiche sull’inaugurazione
La storia dell’ospedale in fiera è evidentemente partita male. Le immagini della conferenza stampa con numerosi addetti e giornalisti ammassati in un singolo padiglione hanno sollevato le polemiche.
Tra i commenti più emblematici, quello della giornalista Selvaggia Lucarelli che scrisse: “A occhio il nuovo focolaio potrebbe diventare l’appena inaugurato ospedale alla fiera di Milano”.
I costi dell’ospedale in Fiera
Secondo le rendicontazioni pubblicate dalla Regione, il costo dell’opera è stato di 21 milioni e 153mila euro. Questi fondi sono stati raccolti, come si diceva, da piccoli e grandi donatori. 1560 cittadini più o meno abbienti hanno donato fondi per costruire il reparto di terapia intensiva nella provincia che, attualmente, è tra le prime in Italia per contagiati. Tra i donatori anche Silvio Berlusconi e Giuseppe Caprotti.
Visto quindi l’esiguo numero dei ricoverati e – fortunatamente – l’abbassarsi delle richieste di terapia intensiva, i costi per paziente e per posto letto sono decisamente esorbitanti. Nonostante tutto, però, la Regione Lombardia ha garantito che tali posti letto saranno utilizzati anche per la cosiddetta “seconda ondata”, prevista per i prossimi mesi da diversi virologi.
Lo sfogo del medico lombardo
La comunità scientifica, tuttavia, non concorda con il maxi progetto voluto da Fontana e organizzato da Bertolaso. I medici lombardi, che meglio di tutti conoscono la situazione emergenziale da Coronavirus, hanno sollevato alcuni dubbi sull’opportunità di aprire posti letto a FieraMilanoCity. Dice, ad esempio, il dott. Giuseppe Bruschi, dirigente medico dell’Ospedale Niguarda di Milano:
Che dispiacere…. Sono medico, sono lombardo… oggi però con l’inaugurazione dello pseudo “ospedale” in fiera mi sento triste… Ringraziando chi ha lavorato e profuso il proprio impegno continuo ed instancabile, chi nel piccolo ha donato perché questo progetto fosse realizzato…
Tuttavia l’idea di realizzare una terapia intensiva in fiera non sta ne in cielo ne in terra… Una terapia intensiva non può vivere separata da tutto il resto dell’Ospedale. Una terapia intensiva funziona solo se integrata con tutte le altre Strutture Complesse che costituiscono la fitta ragnatela di un Ospedale (…) L’idea quindi di creare dei posti letti slegati da questa realtà (senza entrare nel merito di quanti… 600 – 500 – 400 – 250 – 100 – 12!) mi sembra assurda. Sarebbe stato più logico spendere le energie e le donazioni raccolte per ristrutturare o riportare in vita alcuni dei tanti padiglioni “abbandonati” degli Ospedali Lombardi (Niguarda, Sacco, Varese…). Si sarebbe investito nel sistema in essere e quanto creato sarebbe rimasto in dotazione alla Sanità Lombarda, potendo poi essere utilizzato ancora come terapia intensiva oppure riutilizzabile con altre finalità ma sempre all’interno di un Ospedale funzionante.
Il dirigente conclude criticando la gestione della tragica emergenza sanitaria:
La Lombardia non aveva certo bisogno di dimostrarsi superiore alla Cina costruendo un ‘ospedale’ in fiera. Bastava vedere quanto fatto da tutti i dipendenti degli ospedali lombardi che in questi 40 giorni hanno creato oltre 600 posti di rianimazione dal nulla
Sulla stessa riga ha commentato un medico anonimo che si è fatto portavoce delle istanze dei suoi colleghi d’ospedale. Il medico ha inviato una lettera alla testata Business Insider:
Ci hanno mandato un paziente da intubare perché non avevano posto nella loro terapia intensiva. Una vera presa in giro, se si considera che è accaduto nello stesso giorno nel quale hanno aperto l’ospedale in Fiera affidato proprio al Policlinico (…) Quel paziente è la dimostrazione che l’ospedale in Fiera non aggiunge neanche un posto in più alle terapie intensive già presenti a Milano. Ci si limita a spostarle da un luogo ad un altro
Il malcontento sembra quindi montare. A questo potrebbe aggiungersi il problema della riconversione. Il presidente di Fiera Milano aveva commentato che “quando sarà il momento la struttura verrà smontata”. Affermazione subito contraddetta dal presidente Fontana, che ha paventato l’ipotesi di una struttura ospedaliera duratura. Non ci sono quindi certezza sul futuro dell’ospedale, ma – a quanto pare – mancano anche oggi, in un momento di crisi nera.