Tra tanto rumore, una piccola oasi in mezzo a input inutilmente rumorosi, potrebbe essere quella tessuta dall’estro di un Manuel Agnelli tutto nuovo. Il leader del gruppo rock Afterhours, infatti, si misurerà con un’idea il più possibile varia e piena, vibrante: si cimenterà nella conduzione di un programma che ha per nome Ossigeno, ospite di Rai3.
E proprio come il respiro che sembra suggerire a prima vista, avrà spazi e contributi ariosi, idee da prendere a boccate ampie, come per sfamarsi e guardare lontano, non solo poco, non solo accanto e con noia. Saranno molti gli ospiti, italiani e stranieri: artisti che hanno fatto del loro talento, un mestiere, una vocazione, una testimonianza.
Un po’ come accade con Sergio Rubini e la vita stessa tramutata in film; oppure come Joan Wasser, nota come Joan As Police Woman, cantautrice, violinista e chitarrista statunitense che conobbe l’amore e lo divise con Jeff Buckley: proprio lui che della sua musica faceva poesia e struggimento, scansando l’ovvio poiché tutto sentiva e tramutava in note, senza troppo filtrare, rivedere e dunque sminuire per il solo compiacere altri, ed altre mode.
Una questione di esigenza, la sua; pura arte che proprio dalle parole di Joan e dalle domande di un Manuel Agnelli in veste di conduttore, potrebbero farsi storia ed ennesimo tributo.
Ossigeno di Manuel Agnelli, una novità nella confusione dei programmi
Abbiamo molti spunti da seguire, forse troppi. Abbiamo molte scelte da non fare, e anche in quelle troviamo compimento: pure negli spazi più piccoli, nei silenzi raccolti e suddivisi per tempo e necessità; nei salotti virtuali di un oceano-web, e nelle sedute comode di casa nostra, davanti a una tv madre, estranea, amica o nemica, palliativo o distrazione più o meno cauta e produttiva: ciò che vediamo, sentiamo, prediligiamo, dice molto a qualcuno, e un po’ a noi stessi.
Ossigeno vedrà lo srotolarsi di luci, inquadrature, ospiti e scalette, il 22 Febbraio, dunque tra brevissimo. Occorre fare in fretta, mettersi comodi, lasciarsi guidare. Ascoltare, guardare e scoprire che tutto cambia, soprattutto quando non vuole; soprattutto quando nessuno lo può sospettare.
«Certo lo so non ho più niente da dire
Nè da rimpiangere o da fallire
Devo solo comprare ormai
Della seta rossa al mio male
Con la quale farlo stare zitto».
Ed è certo che zitto non starà, è cambiato pure questo; ci sarà forse un male da tacere, una verità da raccontare, una seta rossa spessa come uno schermo: un solo programma, e che ognuno vi trovi le proprie ragioni, le proprie follie, i più piccoli barlumi di speranza, di arte, e di reale condivisione.