C’è una condizione, quella dei separati e divorziati che non trova una collocazione precisa dentro la Chiesa Cattolica. La parabola della pecorella smarrita racconta del pastore che lascia il gregge sul monte per cercare la centesima pecorella sperduta. E quando la ritrova è grande la sua gioia, come è grande la gioia di sapere che un solo peccatore si è redento!
La pastorale di Papa Francesco “Amoris Laetitia” dedica ampio spazio al tema di coloro che non hanno rispettato il vincolo di indissolubilità del matrimonio. E pare che lasci una porta aperta a costoro per essere legittimati ai Sacramenti.
Chi dovrebbe essere reinserito nella Chiesa?
Non è molto chiaro come ciò debba o possa avvenire:
“Di fronte a situazioni difficili e a famiglie ferite, occorre ricordare un principio generale: sappiano i pastori che per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. Il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi e possono esserci fattori che limitano la capacità di decisione”.
E ancora “Ai divorziati che vivono una nuova unione, è importante far sentire che sono parte della Chiesa che “non sono scomunicati” e non sono trattati come tali, perché “formano sempre la comunione ecclesiale”. Il Papa invita i sacerdoti (pastori della Chiesa) ad aiutare ciascuno a trovare il modo di partecipare alla comunità ecclesiale, attraverso il discernimento delle singole situazioni e dunque attraverso un cammino quasi personalizzato che i sacerdoti sarebbero chiamati a svolgere.
È una pastorale che rappresenta una presa di coscienza della Chiesa. La presa di coscienza della molteplicità delle sfaccettature che la famiglia presenta. Un giusto adeguamento alla realtà. Che non vuol dire passiva accoglienza, ma senz’altro apertura secondo gli insegnamenti evangelici, quegli insegnamenti cristiani che ci hanno ricordato quanto sia importante recuperare la pecorella e che scagli la prima pietra chi è senza peccato!
Valutare ogni singolo caso, secondo Papa Francesco
Quello che la Chiesa è chiamata ad apprezzare è dunque la sentita volontà di volersi adeguare ai principi cristiani da parte di coloro che non hanno avuto, loro malgrado, la letizia di una vita familiare come avrebbero desiderato. Perché molti vorrebbe portare avanti il progetto famiglia e se ciò non accade, loro malgrado, è un fallimento ed un dolore. Perché ogni caso è a sé, e fare di tutta l’erba un sol fascio non è giusto né corretto soprattutto per chi desidera sentirsi a proprio agio dentro la Chiesa. Un invito dunque a non scomunicare e a non erigersi a custodi di una fede che non concede e non accoglie.
Ciascun pastore dunque viene invitato a seguire le pecorelle che loro malgrado si sono smarrite, senza perdere di vista la dottrina cattolica e senza togliere alcun valore al matrimonio come vincolo e sacramento. Possano dunque le esortazioni del Papa essere di sprone a coloro che si sentono negletti ed emarginati dalla Chiesa. E di sprone anche ai pastori che spesso non sono accoglienti ma piuttosto severi ed emarginanti.
L’apertura del Papa non deve essere fraintesa e va letta sempre in aderenza ai principi di cristianità e chissà che con quel discernimento a cui auspica il Pontefice non si possa allargare la comunità cristiana ed accogliere coloro che desiderano sentirsi parte integrante al pari di coloro che hanno avuto la fortuna (ed in altri casi la costanza e la grazia) di tenere in piedi il progetto familiare in aderenza alla dottrina cattolica.