È arrivata a Roma l’attesissima Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains. L’evento che ricorda con installazioni uniche, video, cimeli, chitarre un pezzo non di storia ma di vita collettiva, che ha ispirato almeno due generazioni e che continua ad essere presente nella memoria di tutti.
La mostra è stata realizzata dallo studio di grafica Hipgnosis e dall’illustratore Aubrey ‘Po’ Powell in collaborazione di Nick Mason, batterista e cofondatore del Pink Floyd. La tappa romana è la seconda dopo l’immenso successo avuto al Victoria and Albert Museum di Londra, dove ha registrato 400mila presenze. Adesso è il turno della Capitale, dove la mostra è ospite del museo comunale MACRO.
Pink Floyd Exhibition, cinquant’anni di storia
Il percorso, in ordine cronologico, non manca un passaggio della loro decennale storia: a partire dal psichedelico The Piper at the Gates of Down, unico album con Syd Barrett, colonna portante del genere; passando dai grandi successi come The Dark Side of The Moon e The Wall per finire con “The Division Bell”; dove l’ultimo verso dell’ultima canzone ne riassume la carriera: “The Endless River”, il fiume infinito.
Davanti ai loro occhi la società è cambiata, la musica è cambiata e sono cambiate le persone, è anche per questo forse che Roger Waters, storico bassista del gruppo (in tournee a Luglio a Roma) dice di voler guardare avanti: diritti umani, nuovi esclusi; ma soprattutto di voler continuare a fare musica.
Nonostante non sia possibile sentire più un loro live (l’ultimo fu la reunion del 2005 a Roma) data la divisione delle carriere di Gilmour e Waters e data la morte di Wright, la mostra permette di immergersi in un mondo leggendario, facendo perdere ogni indicazione di spazio o tempo.