La mascherina è lo strumento più richiesto per proteggersi dal Coronavirus ma difficilmente reperibile per via degli utilizzi fatti soprattutto in ambito sanitario
Le mascherine di protezione sono conosciute anche come DPI, ovvero dispositivi di protezione individuale per le vie respiratorie. Dunque, si tratta di strumenti che garantiscono una certa protezione respiratoria, limitando o impedendo l’inalazione di particelle cosiddette aero-disperse a seconda della capacità di filtrazione dell’aria.
Per questo, la mascherina differisce a sua volta per caratteristiche specifiche che influiscono inevitabilmente sulla durata, l’efficacia di filtrazione e il livello di protezione assicurato.
Quanto dura una mascherina?
Le mascherine più indicate per la protezione da coronavirus COVID-19 sono quelle con la sigla “FFP“, ossia “Filtering Face Piece”, cui corrisponde un numero che va da 1 a 3. Il valore 3 indica a sua volta la massima sicurezza possibile, pari al 98%, contro batteri, funghi, virus, sostanze cancerogene e radioattive. La particolarità di queste mascherine è un filtro adepto al blocco del via vai di odori, microrganismi e altre sostanze pericolose, favorendo in tal modo l’uscita dell’aria e una corretta respirazione.
Intercorre una differenza tra mascherine “riutilizzabili” e “monouso“, indicata chiaramente nella dicitura stessa impressa sul dispositivo: la lettera R sta per riutilizzabili, mentre la sigla NR sta per non riutilizzabili.
Comunque sia, la durata della mascherina dipende dalla tipologia e dalle caratteristiche della stessa. Una mascherina monouso, altrimenti nota come “usa e getta” essendo un dispositivo di protezione individuale, ha un’efficacia limitata ad un paio d’ore. Per tale motivo gli esperti consigliano di cambiarla non appena diventa umida oppure si riscontra un’alta resistenza respiratoria.
La durata dipende dal trattamento riservato. In media possono essere utilizzate per una decina di giorni, a patto però di indossarle solo per poche ore, ovverosia in situazioni ben precise nell’arco di poche uscite settimanali. A tal proposito si consiglia l’uso delle mascherine in tessuto non tessuto. La causa di usura più frequente è la rottura dei lacci.
In alternativa è possibile un secondo riuso dopo averla disinfettata con alcol al 75%. Le istruzioni per “sanificare le mascherine” sono enucleate in modo chiaro sul sito del Ministero della Salute (link qui). È assolutamente sconsigliato l’uso di altre soluzioni disinfettanti, considerato che non vi è alcuna prova scientifica della loro efficacia oltre al possibile rischio di venire in contatto con il virus o deteriorare la mascherina.